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Angela Fragiacomo
Le 655 poesie di Angela Fragiacomo
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fiume - dice -
ma solo fuori, aldilà di un ritaglio nel muro
esisto? nel buio ferito
un cencio di odori;
a volte, acqua che scende
- a occhi chiusi al di qua -
dove sei, mentre riempio catini?
potrebbe non smettere mai il pensiero di
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passo l'aspirapolvere sul tappeto arabo:
saranno quei rosarossi il poetico...
dunque scrivo
l'andare della polvere? poesia poi
nel mentre la vita aggomitola agli angoli e solita la luce
così abile
piove ai piedi;
aspiro aspiri
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l'avesse raggiunto,
su una delle sue sponde grigie
avrebbe poggiato il seno come fosse stato seno solamente
nell'attesa
avrebbe tintinnato? - incontrandolo così
avrebbe baciato il singolo alluce?
per poi battere e sbattere le
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"muove cose che non vedremo mai"
ho udito il fatidico verso in paesi diversi
- un tempo cattedrali - di fatto
risuonava nelle nostre strade, rubandone gli odori;
ecco cosa vorrei ricordare con una penna
ma diciamoci le cose: il tablet non
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transumanza di luce
o fissità?
non dirlo! - dicono - e scrivo.
dunque un punto
da cui - per cui - arrivare - che è questo signori, giusto?
il viaggio
la bolla di sapone
- una mattina di Marzo dalla bocca del ragazzo nel cortile della
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per quale magnanima musa dovrei ora dire che ti ho visto
infilarti nella folla come un ago
- e mai abbastanza folla che ti tenga dritto;
conosco il metronotte: gira con la torcia - e notte
è mai abbastanza;
un palloncino al polso vola
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la collettività le foglie
ovunque - colate -
così la fonte - così la notte
mi squaglio nel calamaio, finalmente
ah, poesia!
concubina - ciarliera - ma dico: ridiamoci in faccia
ricordi? riempito il lavabo d'acqua
non
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mi sono chiesta se capiti, a voi
di considerare la schiena, arrossendo...
mi sono chiesta cosa pensa il morto
da lassù: scostato un angolo
osserva grossi carri, sollevare polvere
starnutire - un cespuglio in giardino o chessò,
lo
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mi taglio i polsi mentre fuori
Ottobre -
i soliti gatti non scappano più
- battente la pioggia che viene
alle
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leggo
di lei di lui di loro
di loro tutti: no non voi - loro - ho detto poeti
Collins Wislawa ah! Wislawa Shelley
dagli scaffali al pouf rouge
alla camera dei bimbi: qui
aranci da parete a parete
amichevolmente Charles e il suo
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non la voce
l’angolo che sporge dai cocci
non solo -
dire altrimenti le bende
la
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mi perdoneranno gli irriducibili romantici
(per un ciglio accigliato) se torno sui passi
di certo dal tetto
a picchiare sul ramo -
un castoro!
il picchio
con forza inenarrabile: legno legno ... se poi
la fiaba, signori, nel bosco
rapita dal
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ero sola in cerca
un doppio senso
potrei dipingere a memoria la finestra
ma che sarebbe della luce? e infine che importa
a chi? era poi luce a tormentarmi?
piuttosto l'oscuro - nero odore di bruma
sotto i capitelli
tra le coperte e negli
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ancora -
deve esserci il modo non intervenire, fluire...
- siamo insieme - inganna lo scorrere
attendo di vederti
mi solleverai
maestrale rigore di percorrenze
incedere - ove strada è salita
nell'attimo che del tuono fa
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non esistono risposte
solo domande
che portano ad altre domande
e la domanda non è: "Scusi, dov'è l'uscita?"
l'uscita, sappiamo, è la morte
abbiamo forse fretta?
una porta che portiamo appresso ovunque
unica
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tutto quello che era possibile
è già stato e ora
dove vagano le mie ansie? circuito di venti esigui
come a dire: sono
la coperta di cachemire sui piedi
il vestito nuovo
forma del tuo corpo: una bolla di colore
sa di more da
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Invia un messaggio privato a Angela Fragiacomo.
la donna attende con capelli neri attende
- nella pelle oliva
ancora odore di roast beef
una luce gialla abbonda in spazio e forme contenute
pregna i cuscini
penetra gli abiti del grande armadio celeste fino ai travi
l'uomo, ha lasciato
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non converso con le donne della mia generazione, dietro i cancelli delle scuole
mi faccio lontana, quasi ricordo
piuma da un'altezza incomprensibile, al circolo del the dipingo soffitti
– già molti, accollano al vetro lo stridere del chicco,
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non aggiungo
polvere alla polvere
le lucciole mi inducono a contemplare
è umida questa notte di
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ho nostalgia del mio poeta
l'ho curata a lungo: che crepitasse nel fuoco ogni sera
una fame rotonda al fianco sinistro
un cesto di ciliegie
rosse grosse lucide convesse - gonfie - di fissità in attesa
per te solo che le sai là
e anche
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cambi colore... incredibile il potere delle parole
nell'immaginario il tuo viso si distende poi s'arriccia e sottende
mi sottrai un respiro cheto
preferendo il fremito di un battito
al sospingere del passo al fosso
piuttosto che gioconda bella e
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tu parti io resto
di un sabato diverso:
un pallone e un canestro vuoto
a giochi fatti
non mi preoccupa il plebiscito - dall'occhio vitreo
piuttosto il companatico
Hitler e Mussolini ebbero pure una fine!
del disastro un senso
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mi guardava
nessuno mai
così
me ne resi conto: era la quarta? quinta -
volta
mi sorprendeva
a sorprendermi anzi lui: affatto sorpreso
- che scellerataggine - ovunque comunque fossi
lui dietro
accanto sdraiato ritto ai
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dite a tutti che sono morta
di noia - se vi aggrada - per i più ingordi: che ho sofferto molto
mi contorcevo tra gli aracnidi - troppo difficile il sostantivo?
mi ruppero le appendici - le ali - se preferite
(accade ai solitari
incompresi
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eccoli! come nulla fosse o fosse stato - soddisfatti
venite accorrete!
si amano! notate: il sorriso giocondo e quel gioco improvviso di tendere il passo
- innocente la danza - non celano pose all'ombra di arbusti - spudorati come menzogna!
e
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il sacrilegio di camminare nonostante
un disagio nelle scarpe - sasso compiuto riposo di tempo
rotondo - il tempo - avevano promesso
tasche di pane e stracci
bocca e labbra di baci: bianche carene in ormeggio
lenze cariche
- avevano giurato ai piedi
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penso al bianco di una superficie:
armarlo con una febbre di mani?
- o più: una strada deserta che da qui
s'inietti in un gioco di guadi
- che ai lati abbia un appoggio:
già poesia il suo silenzio? la nudità
- senza gogna
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cosa sono io, fratello?
io sono scarpe, passi nuovi a buon mercato
poesia e ragione
racconto di misericordia - come fossero qui
liscia e vellutata sono la notte con i fari
volendo mi allungo a vedere: Orione
cambia direzione
io sono e tu - cosa
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dicono sia tornato
i miei occhi lo dicono, ed è festa
- nel nulla l'insoluto ha fiuto bizzarro
segue ogni sua traccia
il ferro - la fossa del cranio - vigile
lasciate che traballi: è tornato
per i vivi
e viaggi senza
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dormono
- rivolti alla polvere
dettagli di luce a grappoli
"non li toccherei fossi Voi"
essi stessi
non si toccano
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655 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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