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vinfra47
Le 425 poesie di vinfra47
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e, son passati gli anni, quarantatre
da quando sulle scalinate della scuola,
fieri con il capitale sotto il braccio,
inneggiando a Robespierre,
con i capelli lunghi e la barbetta,
con quel sigaro che ci faceva grandi,
il corso della storia cambiare
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e, i figli, i nostri figli sono come
le rondini di san benedetto,
si raggomitolano nel nostro tetto,
ci rubano con effusioni il nostro affetto,
crescono felici, sicuri, senza alcun difetto, e
poi in una sera d'autunno volan via,
a cercar senza
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e, dolcemente addormentarmi vorrei,
un bel regalo di natale agognerei
dal biondo divino nascituro;
dal guscio umano dolcemente uscire,
come lumaca senza casa stare,
libero come gabbiano volare
scevro dai rimorsi essere,
forte al pari di leone
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e, quando l'amore verrà
seduto riverso l'orizzonte sarò,
lungo riva di fiume a pescare,
le grandi stelle a rimirare,
sicuro che nulla di nuovo accadrà
per e dalla vita ormai tutto ricevuto
in affetti, danaro, gloria,
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e, di nuovo natale è tornato
inutilmente con puntualità,
con le luci, gli alberi, i festoni,
con i presepi fatti di cartoni,
il sacro con il profano si confonde,
ogni cuore di bimbo luce risplende
la signora pavoneggia la
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e, di soppiatto entrò,
tra le sue cose cercò,
le carte ordinate sparpagliò,
nei cassetti odorosi frugò,
alla ricerca del famoso biglietto
per uno stupido maledetto sospetto,
inculcatogli da un amico negletto,
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E, ancor prima che Tu nascessi
già eri
scrivevi
la grande storia dell'universo
modellavi
il globo intero
scolpivi
l'umana esistenza
infondevi
vita esistenziale.
Tu
grande, sublime, infinito
artista
immenso, eterno,
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E, i ricordi forano la mente,
come cavalli un recinto infranto;
con una vecchia foto accanto
ingiallita dal tempo e dall'incuria,
fatti e cose tornano alla luce,
in un fanciullo di un tempo si rivede,
i prati, i fiori, i profumi riannusa,
le
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e, di tanto in tanto
da vicino il mare guardava,
la strana voglia gli veniva,
di scomparire, andare via,
per eterei oceani, paesi, città,
ove nessuno sapesse
la sua strana storia;
qualcuno potesse
dargli conforto;
alcuno conoscesse
il suo
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e, quando tu amico caro,
più la tua ombra non vedrai
accanto;
la tua immagine mai più sarà
riflessa;
le tue mani diverranno bianche,
eteree;
il corpo tutto si trasformerà in
polvere;
i ricordi, le emozioni, gli amori,
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e,
la vita gli è scivolata addosso
come su un impermiabile, pioggia;
di brina non è rimasta nessuna goccia, e
quando il sole nero la rugiada asciugherà
gabbiano tra i gabbiani sarà, e
in spazi infiniti,
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e nella ricerca di se stesso,
al vano rimembrar le ombre,
ritrovò solo un mesto uomo,
insieme ad altri sì!
ma in fondo solo,
con la sua stupida pigrizia,
insulsa vacua vanità,
senza speranza ed unica
tragica veemente
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e, in solitario silenzio,
odo un strano richiamo,
vedo una luce accecante,
sento un pessimo odore; e
nuvole d'improvviso sparite,
l'aria si fa greve, greve,
in gola un sapore acidulo, acre,
animali improvvisamente quieti,
intorno calma
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in una strana assurda notte,
raccolgo i nottambuli pensieri,
e a frotte mi tornano gli ieri
il passato, quello che è stato
e quello che sarà mi pare vano;
nelle strade deserte della mente,
nei vicoli chiusi dell'ormai spento
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Sul trespolo appollaiato,
come un cenerino a sera,
senza più fiato in gola;
ingiallito nell'anima,
ingrigito nel cuore,
persa ogni facile illusione
dissipata tutta la stanca esistenza,
voracemente in un futile amore;
pongo lo sguardo ad
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E fu cosi, si arrese stracco,
come foglia secca all'autunno;
un brivido freddo lo percorse,
per vicoli e strade, più non attese,
la cancellò dal cuore e dalla mente,
rimase solo un pallido vago ricordo,
di ore memorabili,
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a vinfra47.
e dopo l'amore,
nudi, ebbri e vogliosi,
un gusto acre in gola,
l'umido caldo lenzuolo,
il loro profumo inebriante,
due nuvole di fumo e
il soave tepore di un caffè
nella stanza;
stappò un "conegliano
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e un pensiero mi assilla
la mente,
vaga per le strade e le piazze
semplicemente,
ricerca cose andate ormai via
assiduamente,
legge ancora le tue lettere
avidamente,
prova sempre lo stesso amore
perdutamente,
piange per un bacio dato,
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e ancora un giorno chiese
alla venere nera,
che potesse salutare
la gente vera, quella
pensante con una rosa in mano,
ridente con un sorriso giusto,
sincera con gli occhi di sole,
amica di altra stagione,
compagna di antico amore, e
poi lei
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A chi?
porterò una rosa, stasera
donerò un sorriso, domani;
presenterò scuse, forse mai;
e chi?
aspetterò all'angolo della via
metterò nella lista nera,
cancellerò dagli amici,
depennerò per
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E si fermò lì,
al ciglio del burrone scuro,
davanti al baratro incipiente,
con un sol pensiero nella mente,
come uomo in piena crisi vera,
avviluppato era da idea nera;
non v'era più in lui speranza,
l'aveva persa in quella
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e come sempre, da sempre, puntuale
arrivò infine il tenebroso autunno;
profumo di caldarroste per le strade,
uomini ingolfati nei paltò di marca,
donne con le loro pellicce chiare
bimbi con i berretti di lana e la cartella;
presagio di
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E sentirono aramaiche grida
lancinanti, lontane;
un uomo con altri inchiodato
su un legno volgare;
dicevano professarsi il re dei re
e nacque in stalla pari ad animale;
inculcava armonia, pace, fratellanza,
diceva Dio è amore,
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e l'anima volò lontano,
a cercare nuove emozioni,
giovanili;
a provare certe passioni,
dimenticate;
a sentire di non essere sola,
nel mondo;
a vedere fuori il tempo nuovo,
che avanza;
a tastare con mano il terreno
e sentirne l'umore,
a
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E sia come tu vuoi,
le disse piangendo,
al cuore stringendo,
quel piccolo fiore raccolto
in fondo ad una via,
di una strana metropoli,
al freddo ed al vento mutata,
da tutti gli altri insultata
dalla famiglia sfruttata
dal clero ripudiata,
dal
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Perché vivo oggi
e non ieri,
cento, mille anni fa?
perché non domani,
fra uno, tremila anni luce?;
solo oggi perché?
perché solo oggi
finalmente con rabbia,
mi dimeno chiedendo,
con tutta la forza che
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Accovacciata, a lui era
come quando bambina, pari
ad un passerotto spaurito
gli chiedeva incuriosita
con voce tremante
la mamma?
e riformulò lo stesso quesito
ad un padre stranito:
la mamma, papà?
un brivido freddo di sudore
gli
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una serata con occhi sgranati
a guardarsi,
un'ora interminabile
per conoscersi,
trenta minuti teneramente
ad accarezzarsi,
quindici rintocchi languidamente
a baciarsi,
cinque istanti fugaci
ad amarsi,
poco tempo, inutile
per
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ti avvicinasti
a passi felpati
come affamata tigre
in cerca di preda;
mi abbracciasti
con tutto il candore
delle tue tenere braccia;
mi baciasti
senza lasciare nulla
del mio corpo indifeso;
mi cantasti
canzoni soavi e lievi
di tempi
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sentore di zolfo,
si sente ovunque, dappertutto;
diaboliche macchinazioni,
costante critica,
roghi di inquisizione,
spicciolo pubblicismo,
propaganda di parte;
sono dovunque eretti
nei luoghi del sudato lavoro,
sulle nobili bellissime
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425 poesie trovate. In questa pagina dal n° 301 al n° 330.
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