e, come quando il sole muore
alla luna il mesto lavoro lasciando
ogni cosa appare cupa e grigia
senza senso e senza alcun colore,
così io sul fiume quella sera d'inverno
vedendola andare senza voltarsi indietro,
capii che la vita non avrebbe
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e, a chi dice di sognare e non sogna,
indica agli altri di pregare e non prega,
implora tutti e vorrebbe essere implorato,
insegna l'onestà ed è il peggior ladro,
dice di amare ed è il miglior fedifrago,
lotta per tutti ed
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e, davvero davvero penso di morire
di concludere, di andare, di partire,
di por finalmente in un momento fine
a questo lungo tormentato viaggio,
a questa storia nata sol per caso,
in un giorno di pioggia in riva al mare
quando un uomo una donna
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e, nel grande labirinto dei pensieri miei,
frugo ogni volta alla ricerca vana,
di trovare traccia di un'emozione vera,
di qualcosa che valga veramente la pena,
di essere ricordata come unica e sola,
sensazione di una vita bella e grama, e
ritrovo
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e, ieri ho comprato le zeppole,
sembravano grandi, grandi stelle
con crema e amarena in contorno,
zucchero finissimo a mostrina,
ed il naso sembrava solo farina, e
quante volte al mattino mi portavi
al nostro bar vicino casa nostra,
le vedevamo
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e, spaziando con la mente nello spirito,
vi trovo cose che non sapevo esistere,
l'amore per una donna conosciuta e persa,
la fratellanza per un compagno vinto,
l'arroganza di sapere essere il primo,
la viltà per non aver saputo regalare,
il
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e, se potessi per lei ruberei,
la bianca immacolata luna,
il meraviglioso caldissimo sole,
il profondissimo azzurro mare,
lo sconfinato arido sahara,
le altissime vette innevate,
le nuvole che a volte fanno capolino, e
se potessi gliele
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e, oggi voglio cantare, si cantare,
a tutto quello che mi da la vita mia,
ad ogni cosa bella del nostro creato,
per ogni amore che nasce anche se muore,
per le fanciulle che si credono da marito,
per gli sbruffoni che poi hanno le sberle,
agli
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e, all'angolo di quella strada,
in fondo a quel lungo grande viale,
dopo non so quanti anni lo ritrovai;
sperduto, smagrito, imbiancato
con un berrettino che gli copriva il viso,
con un cagnolino che teneva in seno,
con una bottiglia di birra vuota
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e, come nelle lontane idi di marzo,
un Cesare su nel cielo è volato via,
stanco di essere compreso a metà
tra una banale fede e la verità, e
per combattere malafede e falsità,
sporchi regnanti e poeti d'ogni
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e, è scesa la noiosissima sera,
a rendere ancora buio quel che c'è,
la città pare un'altra cosa,
vuota, libera non chiassosa,
con strade illuminate appena,
i gatti che vanno a dormire,
l'ultimo cane che cerca un lampione,
il
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e, lo so verrai,
prima o poi ti presenterai
a chiedere il fio ed il conto
a pretendere l'esistenza in cambio
di un'altra stagione in scambio, ed
io forse ti seguirò contento,
per altre forti emozioni provare,
nuove vere pulsazioni
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e, dopo aver dormito sul tuo seno,
come timido cagnolino indifeso,
dopo lunga notte di orge e fantasmi,
sensazioni forti e molti inganni,
emozioni provate solo per gioco,
mi risvegliai con un'arsura in gola
con emicrania che mi ronzava il
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e, nel nero profondo più profondo,
nell'abisso più azzurro dei mari del mondo,
nelle voragini più nebulose dell'umana mente,
nelle profondita incontaminate del piccolo cuore,
nell'atavico contrasto perenne del bene e del
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e, tu piccina dagli occhi blù,
bianco fiore in vegetazione,
essere tenero in gestazione,
polvere d'oro di passione,
minuscola creatura da emozione,
bandiera al vento sventolante,
cosa puoi darmi di più tu?, e
colei che fu amore
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e, vorrei, vorrei solo, solo restare,
poter finalmente al sole gridare,
il fastidioso vento schiaffeggiare,
la placida bianca luna rimirare,
una solitaria margherita sfogliare,
all'antico e grande amore pensare,
nelle passioni, sensazioni,
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e, se per un magico destino,
si tornasse tutti bambini d'improvviso;
la cartella con il fregio bianco e nero,
il tappino della birra per far Coppi al giro,
le ginocchia sbucciate per uno sgambetto,
gli occhi belli delle nostre mamme d'oro,
i
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e, stanotte è piovuto,
livida, orrenda, solitaria notte,
lacrime dal cielo son cadute
come sassi neri in uno stagno
fragorose, roboanti, tumultuose
su paesi, contrade, città
inzuppate d'odio, piene di rancori, e
poi d'improvviso
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e, in una splendida sera d'estate,
il cielo, le stelle guardo,
il mare, i gabbiani osservo,
l'orizzonte infinito traguardo,
le montagne, le praterie immagino,
i prati e gli alberi in fiore agogno,
quello che mi circonda amo, e
d'improvviso
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e, disperso nei miei mutevoli,
grevi pensieri della mente,
da sempre perso,
in oscuri, tetri, nascosti luoghi,
fantasticando ondeggio
fra le opposte rive
del bene e del male,
tergiversando inutilmente
sulla reale essenza della vita, e
mi chiedo
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e, una rondine libera nel cielo vola,
una tigre collari non vuole,
una farfalla per farsi ammirare ruota,
una femmina dal destinato uomo va, e
tu perché mia rondine, tigre, farfalla,
non sei stata la mia femmina?, e
aspettandoti consumo
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e, dove sei?
canzone cantata tra i banchi e la via, e
dove ti nascondi?
sogno immaginario di un tempo perduto, e
chi ti ha raccolta?
pioggia
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e, nell'immenso infinito
osservo l'azzurro orizzonte,
le mille e mille stelle raggruppo,
tra le dorate nuvole intravedo
ombre di fate e cherubini in volo
in questa sera magica d'inverno, e
le cose passate mi appaiono remote,
fuori da ogni
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e, rimase lì ad ammirarla
mentre nuda il viso si truccava,
eppure nulla più scoprire doveva,
tutto del suo corpo conosceva;
il seno bello prorompente,
le labbra carnose, voluttuose,
le gambe lunghe, sinuose,
le intimità
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e, mi immergo in te
solitaria compagna dei giorni miei.
e, mi illumino di te
viscerale amica del mio tempo vissuto.
e, mi adagio su di te
meravigliosa passione dei miei sensi perduti.
e, mi rallegro per te, per me
per aver compiuto un
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e,...questo scritto parte
dal fondo del cuore,
al primo ed mio ultimo amore,
passione ardente più del sole,
sentimento profondo senza rimpianto,
giovanile innammoramento
come fulmime in agosto assolato, e
queste mie poche e semplici rime
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e ...il tempo è passato
me ne accorgo solo ora,
a lunghe falcate andato
incontro al buio ignoto infinito
ove concludere il lungo cammino
iniziato miliardi, miliardi d'anni fa, e
mi pare l'ora dei riassunti,
delle inevitabili
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e, come fossimo vuoti a perdere
ci lasciamo lentamente andare,
dopo aver bevuto tutto in un fiato
consumato l'inutile esistente,
il nostro tempo ormai andato, e
raccogliendo le cose sparse,
inutilmente comprate ed arse,
voluttuosamente rapinate,
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e, se non ho da scrivere
stracco, stanco, bivacco,
struscio la pubblica via
con una bottiglia in mano,
canto la canzone mia, e
se non ho dove andare,
vado a guardare il mare,
salutare la luna ed il sole,
raccogliere conchiglie
come fossero
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ed, è strano vederti lì
con il peluche appollaiata sul letto
a chiedergli un po' d'affetto,
mentre sul divano, sopito io
vado a caccia di farfalle rosse e gialle
che possano portarmi più in là
da profumato fiore in
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