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filiberto
Le 203 poesie di filiberto
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Una partita
tra amici di triangolo
iniziata in mansarda.
Pensavo, credevo
di essere il perno
del gioco intrigato
unico maschio
convinto e gasato
mi sentivo leone.
Discinti in attesa
a giochi iniziati
non mi aspettavo
la gamba tua
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Un berrettino buffo
un farfallino strambo
il viso grasso e gonfio
e l'occhio spento e stanco
Bacheche allineate
s'un muro tutto fiori
farfalle spillettate
con sfoggio di colori
Già il collezionista
racconta tutto tronfio
i
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Quanti ricordi nel getto fumigante:
quell'età fanciullina
quando di quest'erta scoscesa
conoscevo ogni zolla, ogni spino
e seduto, lo sguardo sognante
seguiva il riflesso del sole
sul vecchio ansimante postale
al di là del
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A repenzacce mone
vedo com'era bellu
cocì acqua e sapone
l'amore da monellu.
Era na cotta pura
era na
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Vedi quella nuvola rosa?
Quella a forma di cuore?
Se avessi avuto il coraggio
di darmi la mano
e fuggire con me
saremmo lì sopra.
Ti avrei condotta
su prati di margherite
all'accesso segreto
della scala grandiosa
che al cielo
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Sin qui nel Deserto (1)
respiro fino in fondo
l'umido tuo alito, Nettuno,
e cerco con lo sguardo le tue ancelle
che mi nascondi avvolte nella nebbia
cercando di coprire
l'ingenuità svenduta al consumismo.
Solo gli urli mi fanno
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Sotto l'arberi della passeggiata,
dar vento ben protetti, sur cantone,
dietro alla vecchia chiesa sconsacrata,
quattro vecchietti giocheno a scopone.
Vicino a la fontana e li zampilli,
li regazzini fanno l'artalena
e l'artri giochi 'n
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Davanti alle vetrine
dei grandi magazzini
rimiro i manichini
in abito da sera
che sembrano guardare
viandanti frettolosi
rincorsi dai fantasmi
di sete di potere e di denaro.
L'ologramma sul vetro
rassomiglia al mio sosia:
tra le labbra la
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| Una conchiglia viaggia
andirivieni incessante
su spicchi di spiaggia
Impentite le onde schiumose
la prendono e lasciano
come fosse una palla
Sobbalza, ristagna,
s'avvolge nell'acqua salmastra
senza mollusco pilota
lucente ma
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| Come un mare di papaveri
occhieggiano rosse tra l'erba
e tra corolle di petali bianchi
promesse di frutti futuri
con fare orgoglioso
Anche tu che raccogli
mostri i frutti più belli
chinata, sul viso i capelli
sfuggiti al cappello di
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Un poeta che soffre d'amore ti scrive canzoni
la sua mano d'artista incompreso regala emozioni
non seguire il riverbero rosa d'un sole che muore
non pensare la vita in un prato di fresche viole
quando piove si bagna un po' tutto persino
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Sotto l'artare, n'artra Bettelemme,
annunciano festose campane:
Er sono s'arisente giù l'OM. (1)
'ndò arde 'n foco giallo de puttane.
E se faceva freddo nella grotte
che pure è situata 'n Palestina,
ch'hanno da
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Discendo la chiocciola
della casa nativa
fine angolo
del vecchio castello
solo a tratti compreso
e ricordo
l'altra scala più grande
a gomito e chiusa
le corse
paure d' orchi e fantasmi
di fiabe raccolte
in sere
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Lungorava
marciapiedi attrezzato
cammino ...
Improvviso un abbaglio
mi fermo
cellulare
ti chiamo
- Ti amo -
- E che c'entra...-
- Nulla ...-
Solo un lampo
in un cielo sereno
*
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Ascolta
i miei baci non dati
t'accarezzano il sonno
io son qui e raccolgo
i suoni inespressi
dei sogni
Ascolta
tranquilla riposi
sul medesimo fianco
abituale la posa
Ardito lo sguardo divaga
sul seno pudico
sollevato al
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T'immagino, Poetessa,
davanti allo specchio
mentre curi superba
il tuo volto
Un'idea improvvisa
un lampo, uno spunto;
Abbandoni il pennello
e tracci un appunto
sull'immancabile notes
Negli occhi profondi
un mare che urla
pensieri
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Come un angioletto
seduto su nubi
d'un quadretto naif
ti presenti
in aureola rossa
e peplo celeste
à la page
che tutto disvela
Miscela fatale
di sesso e passione
sentimenti scacciati
disidentità freudiana
che brucia il
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| Quel cielo terso dell'adolescenza
che ci vide innamorati o quasi
e fu coperto dalle delusioni
mascherate da cupi cirrostrati
sorride oggi e cambia la lettura
accoglie in se policromi aquiloni
e quel ricordo giace trascurato
dimenticato
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| Un nugolo di lampioncini
armati di relè
fanno da specchio
stasera alle stelle
La luna sul colle
è rossa d'invidia
per la grande allegria
che regna nel mio giardino
Sembrava una notte d'afa
e invece son qui
con le carissime
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| Ner mentre vado a spasso in variante,
che pare 'n fiume immerso dentro ar verde,
me rimiro le rive co le piante
e sento sfronnà er vento che se perde.
'N ucello grosso plana su la macchia,
du ali lunghe come 'n'aliante,
me pare
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Mi sveglio
mi riprendo le membra e gli acciacchi,
negli occhi chiusi rimanenze di immagini
del traffico caotico dei pensieri della notte
Invade una luce stentata la stanza
davanti allo specchio mia moglie
sorprende se stessa:
Una gamba
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| L'ho ritrovato in fondo alla sintassi
quel ciuffettino di serici capelli
che per pegno m'avevi consegnato
con un sorriso e la boccuccia ad "O"
Hanno ancora un colore inalterato
molto diverso da quello indefinito
che mostri con
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| La guglia rossa e aguzza
d'un campanile d'una chiesa di montagna
si rivolge al cielo.
Sembra una mano,
un dito con l'unghia laccata
che accusa
la vetta irrispettosa
sporcata ancora di bianco
nei versanti che guardano a
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| gira il mondo gira
e alla luce d'un lampione spento
cerco la chiave per entrare a casa
barcollo saltello su una gamba sola
ho fatto festa con gli amici al bar
bevendo whisky e gin
abbiamo rifatto la storia
delle nostre stramaledette
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C'era 'n poeta, 'n caro amico mia,
che se guardava spesso 'n fonno ar core
cercanno de trovà la poesia
che je potesse dà quer cert' onore.
Pure ner bare sempre ne parlava
cercava ne li versi tanta gloria
c'era sto tarlo che
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Dalla parete d'onore spolvero targhe,
spolvero foto, spolvero medaglie:
Nella bruma che insiste sulla china
mi carezza l'ombra dei ricordi.
Avide le mani
trattengono una targa
che mi turba e disturba:
- All'uomo che ci insegna ad
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Come uno stormo di allodole
soggiogato
nel mirino d'un fucile,
quella pattuglia di pensionati
(che dalle nove
per il corso muove)
pian piano s'assottiglia.
Oggi l'ultimo superstite
poggiato al tremolante bastone
(sopravvissuto
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| Mentre il ragno tesse la sua tela
gioca il poeta dietro un aquilone
entrambi tra le dita fili e seta
arabescate formule intessute.
Il ragno dalla rete sugge vita
le vittime aspettando in quiete attenta
tesse la rete sua anche il poeta
avido dei
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Sto lì, col naso all'insù
rapito a guardare macchie
ondivaghe e nere
guizzare nel cielo più blu.
Vedo la trama di un quadro
d'un pittore un po' pazzo
che non usa pennelli
ma code di rondine
intinte nell'arcobaleno.
Un
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Un giovanotto che ci aveva er vizio
de girà sempre largo dar lavoro
avenno tempo se pijava sfizio
d'arimedià er pasto de straforo
e c'era 'n contadino stracco morto
che se curava lieto 'n campicello
e co 'r sudore ci aveva fatto
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203 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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