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Alessandro Labriola
Le 269 poesie di Alessandro Labriola
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Se in quello stagno d'ombra
e corpi - come sudore colato
non avessi intravisto quella dolcezza primitiva,
l'eco Votivo d'estasi mi sarebbe estraneo.
Se non avessi toccato con mano quel pallore,
ti avrei temuta (fredda) come la neve
- indolente
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L'odore salmastro in città,
la vertigine del caldo
- un caffè e due sambuca dimenticati
gambe e mani legate
occhi congiunti
amplessi osceni di sguardi
- esplorazione degli animi e dei corpi
per la veloce espiazione del
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Se domani morissi
con tutti i rimpianti,
nelle ultime ovattate sabbie
di questa ingrata clessidra:
- che mi fu sempre prigione dorata
(e vaga speranza)
vorrei devastare e distruggere le iconografie
incendiare e strappare quella
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Ho sacrificato l'intera infanzia,
il sangue imbratta ancora i vostri tappeti
eppure stoici giovanotti in canottiera
si arrogano il diritto di molestare;
sono stati sbagliati i modi ed i tempi,
le porte della percezione spalancate!
Quando io,
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La risposta è secca e tremenda
- la domanda?
ancora più abbietta
(e qui ti leghi i capelli in un lungo rammarico)
come si può amare l'Inconsistenza che sono?
si può amare l'ombra, la nube,
lo scrutatore esile della
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Eppure ce la mettemmo tutta!
Lui con il suo temperamento - io
con i miei intrugli malvagi;
avvizzivamo come sadici attori
- e per noi
quelle statue svelarono le gole
intonando baritoni austeri
- le nuvole crearono lo spleen adatto
mutò
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Guardate come brillano le Ortensie!
- Splendono!
e quanti occhi e sorrisi:
ricreano quell'espressione buffa della prima infanzia.
- gattono
Guardate come pulsano le Ortensie!
- languide
premono i loro corpi vistosi
come fanciulle agitate
-
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Avevamo raggiunto il traguardo
- io e l'Alba
disperso la dolce coltre di apatia moderna
e cavalcato per le steppe infinite quaggiù!
Delicati archi lungo la città
prendevano il sopravvento sulla cattedrale
- smentivano
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L'Innocenza si veste a lutto:
stupidi ragazzi colgono garofani gravidi
ai piedi del santuario silvestre,
porgono silenziosi le loro identità
- deliberatamente sfidano Lucifero
abbracciano la nuova epoca
inumando negli abissi
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è come essere aggredito (a tua volta!)
da tutti i momenti anteriori
e dimenarsi in dubbi ostili
- orgoglio mischiato a lacrime
è quel fragore che non hai udito
ed ora irrompe fedele al suo proposito:
Negazione. -pensiamo di
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Il centro storico espira compiacente,
le folle si accalcano sempre più ai margini (danzando...)
hanno dimenticato l'odore aspro del muschio notturno
e per questo sono stati puniti da Thanatos.
Fontane artificiali improvvisano un balletto
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Io che provengo da ambiziosi palazzi
e covo le più cruente voglie - ho
deciso anzitempo di abbandonare questo
corpo, sono sfuggito alle orrende gabbie materne
per ritrovarmi sempre nella stessa miseria;
giustifico le vostre accuse,
rigetto
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Ti osservo ondeggiare pigramente
-quel collo di marmo fluido
e la seta proibire le dolcezze inaudite
adagiate sui volti degli avventori
esasperati dalle tue movenze,
persuasi comunque alle ginocchia;
Fiamme e scintille divampano e
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Tensione e sorpresa dei gerani,
voce dei portici scrostati
che assillano l'armonia della Sua voce
con ignobili stridii.
L'erba essiccata raggiunge l'orizzonte
ondeggia come lo strascico d'oro di una regina
il suo regno è muschio e
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Ritornò grazie a lei la Stagione,
i suoi baci ripidi, fluenti – le salive
cascate contrarie e impetuose che
come il fiume morde l’argine
inonda il corpo e la mente (la bocca nutre...)
- l’occhio è stravolto di nuovo curioso
questo
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Sopra i balconi della civiltà deceduta
rivedo l’onnisciente Idolo ovino
dell’agiatezza grezza (e per lo spirito condotto)
l’Eternità scevra.
L’immobilità distratta di un glicine,
-sia l’ebbrezza del corpo ora!
Turba queste
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Invia un messaggio privato a Alessandro Labriola.
Immergo queste mani
nell’alba piena del tuo ventre
- ho rinunciato al romanticismo per esserci
ne rimango ancora stordito, come in sogno
e vado convocando anime per la tua veglia
- testimoni e pessimi adulatori
per questa vita come un sottile
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E scrivevamo dei sopravvissuti
dai deserti del Tartaro - coglievamo pensieri
miserie e squallori;
(e miseria e squallore siamo noi)
partimmo digiuni bevendo al delta gemello
inarcato sul pianto di un cigno - innocente come il desiderio
è
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Se mi vedeste per le stazioni
con gli occhi omicidi d'un fantasma
- il portamento ridicolo o inadeguato
la capigliatura folle e così fragile
l'altezza moderatamente discreta
- barba stolta ad insozzarmi il viso
Selvatico! A strapiombo
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Coprite con merletti sterili i santi
avvertite un ridicolo senso di colpa, quindi
rimuovete i crocifissi - fuorché i preziosi
devo ostentare con un manto d'oro
questo vigore di gioventù,
questo corpo infinito
- e quest'altra
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La morte della coscienza è
la verità stessa
-condizione
in cui caracolliamo errabondi
affannati e affamati d'oro,
altrettante fobie: modernità, progresso,
tempo che giunge a compimento
scuote le anime d'impeto
e si svela
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Il tremore sottocutaneo,
il sangue strappato che allaga
le drolerie cantilenanti
fino al margine estremo del viale
(ove termina l’autocommiserazione)
Lì la democrazia esala l’ultimo respiro - in sole otto stanze
l’Umanità ha perso e
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Quelle mani,
le Tue mani - l'esperienza
dolcezza, eleganza:
saggezza di spirito
riflessa nell'indomito corpo.
Quelle mani - e braccia
sono dolorante attesa
nostro dormiente leone,
quanto stupore, armonia!
Svelami i segreti del tuo
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Quando si levano (nell’ infinità) ali brune
- della sera si inala la forte attesa
questa trepidazione primigenia
getta la sua musica nostalgica,
preme e solletica molli membra
spiando tutte le sfumature ocra
delle ultime aiuole (quali volti
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Le dita rugose avanzano
-è la pioggia con la vita!
La Danza! che intarsia i cieli
e dipinge (spinge) le
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Salvami passante svelandomi
quei portenti celesti che invasero le stagioni
digiunarono tra le braccia scure della Tentazione
spinsero una mite vita alle metropoli
- il senso d'esser tradito poi
scoprirsi ancora ingenui e vigliacchi
al centro
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Come percepire il dolore e goderne?
-assieme scoprire il sangue di Maria
sverginare le coscienze per ritornare al cielo
(perdere) moralità,luogo e tempo!
Invitati i peggiori demoni piangendo l'arancio di quei seni:
ah! Quante lacrime
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Fuggiremo oltre i monasteri,
negli stretti dei porti:
coltiveremo il malessere nelle suite
con altrettante illusioni grate.
Sfileranno quei carri velenosi
e noi saremo asserviti ad un paradiso
che dissolvendosi in poche ore
ci denuda dallo
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Scene inedite e frastuono dall'alto,
verande come fantasmi incresciosi
sibilano per le vie deserte - quando la Mezzanotte
sospirando, spalanca i suoi mille occhi.
Gracili arbusti non più ingrati
svelano nuove delizie iridescenti,
deridono
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Sperando di non far altro rumore
mi piego e - ritorto su me stesso
prego un aiuto che non giungerà mai.
La speranza versata nell'anima
come acido corrode - eppur stride nel petto
quella voce di fate e di storie; Speranza!
mentre
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269 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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