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Alessandro Labriola
Le 269 poesie di Alessandro Labriola
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Io sono La Rabbia Covata - incarnata
i venti anni che lacrimano dal cielo saette di mercurio
e zolfo per l'orrore degli Uomini
nel crogiolo dell'eterna dipartita.
Sono la frenesia che aleggia nel miglio gramo,
mi agito la notte nelle
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Giumente pezzate, l'ilarità del fieno pallido
- la pelle magra e sottile
morsi dai fili d'erba candida;
un intrepido arcobaleno
e già osservano le Incantatrici del frassino
l'imbrunire d'ebano al livore nei soffi
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La conca di tufo è un trono
su cui t' adagi: donzella lattea;
dai fianchi scoscesi e tondi,
nelle pendici lanose e languide
del viatico antro dai mille occhi.
Ti faceva ancor più dolce e magra
- la paura
e la passione veniale dei
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Rubando a questi passeri fantasmi,
la fame del grano
e delle vastità incolte nella pianura grezza,
dove i pensieri ristagnano nei fossi congiunti
da un lampione all'altro - la nebbia
cercando ad ogni costo ed ogni mattina
quelle dita
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Deridimi, dal biblico ondeggiare macabro:
ellisse di Gea; il turbante fumoso ti si addice
- aria di Polo che si cristallizza e ti adorna
lungo passo che scuote maree ed animi tumultuosi
- la tua aura austera
erotica e materna.
Il cielo terso
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Ho avuto il coraggio
di rotolarmi ancora in quelle pozze di limo,
farmi ricrescere unghie e capelli
- volteggiare attorno ai fuochi del mattino
correre per boschi ciechi e imbevuti
della mia passione ruggente - gridata per vendetta
agitando le
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Prendi fra le dita pregiate e dolci
il mio respiro che gocciola,
lascialo scivolare tra le tue spire:
mendica solo la protezione del tuo fianco,
ogni spasmo felino dei tuoi piccoli occhi
- quel fugace battito, galoppo sfrenato!
Tentazione
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Agitano, le schiene vetuste di muschio
i crani abominevoli,
le stuoie aberranti: odore di fafael selvaggio
- eresie della nostra condizione e specie
fogne che innalzano vapori ocra al cielo,
lodi di liquame, pece:
urla bestiali per le vie -
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Strane foglie hanno iniziato a cedere
tingendosi di sangue
- e cadere
Le vette canute
- seni gemelli
nuvole strappate in pizzi orridi e storti:
ci stringono con un cappio violetto,
ammiriamo anche la luna
- ancora "in
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Terribile come abbia scalato sepolcri
solo per ritrovarmi altre vette oltraggiose
- spietatamente darsi un'altra ragione
Ri -morire
e non trovarne altre.
Terribili!
questi anni rubati al petto e alle mani
scivolati ancor presto in quel
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L'aria ha suonato i fusti bianchi,
spronato nuove foglie alla Musica
- le ragnatele di diamante: arpe, solfeggiano nel prato...
è l'armonia!
Non la rinnego, mi colga!
Spogliati eterno bambino di frutti e "verdure"
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La Sua melodia è rivolo grave tra i tetti,
mano d'ambra vibrante sui rami: risate!
Mitigante apertura di qualunque poesia
lenta e invadente; L'amore Unico.
Simulò varie morti del giorno
- l'icore rappreso e il balsamo sudavano dai
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Ida,
sei un nero lusso, ma non Mio;
la grande attrazione illuminata e focosa
- ad un prezzo.
Tu non sei romantica, io non cerco amore,
eppure ci adoriamo in luci di sangue:
nessun passante ci darebbe che avanzi e
gli Scontenti insorgono soli
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Mangrovie sbilenche,
tempo rubato a questa voce e
attirato nelle mattine di festa
scivolando nella parodia Domenicale;
nei dì in processione ritta,
se ne sta, il mio esile spirito contratto e trafitto
fuori dalla bolgia sentimentale -
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Divincolarsi alla marea del dovere,
rifiutare ed esultare alla Danza spietata
nell'incoscienza spinosa
che presi a dosi spietate per vivere.
Ostinata e caduca - Prometto
di deludere ogni tua aspettativa,
di scoraggiarti;
e se il tuo viso si
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Io non finirò come voi
tra gelsomini e candele affrante,
in letti comodi e ultimi accerchiato dagli affetti.
Io sarò una notizia macabra ai bordi di qualche strada,
inaspettata e perfettamente prevedibile...
- Ignorata anzitempo
negli
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Passioni dolci fanno avvampare l'orgoglio:
paura, delusione e la sciagurata febbre
prendono parte a questo rito Innocente
gravando comunque infide sulle tue invisibili promesse;
sembrano non aver bisogno di carezze, carne
e certezze - molte son
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Questi battiti atoni
fanno il rumore del voluttuoso sul "materiale"
- schianto di cuscino, lattea rugiada dal tuo petto
Entropia mia! che è solo fame...
Favore vero dei miei arti vetusti
della mia arte - la Verità
Della
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| A che servono i vostri push up
se siete nella grazia di Dio?
(o le slot)
No! - Io avvelenerò prima il corpo
dell'anima:
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Limitrofi archi trafitti
e mille piaghe attorno - sbuffano
facendo avvampare la parata, dapprima
con amari filamenti di nuvola, carezze di lana
ricordi di cipria cristallizzata in omaggio;
Poi setosa arrivò - allungando il passo
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Circuiti idrici e scomodi partono (ponti orribili)
e si rituffano facendo tracimare
immondizie e indifferenza dalle strade
fino alle nostre anime di vile tabacco:
la città urla da sotto!
Il giorno scompare Fiammingo nel lume.
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Continuate vi prego,
fate di questi fiotti e queste lenzuola
una cascata scarlatta ascendente;
immergete nude
le vostre lingue di lava - i vostri gemiti segreti!
Fate che il piacere sorga dalle vostre labbra
divampando
dai grandi capezzoli
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T'ascolto
le mie corde nel petto tese
al tuo seno come fili dorati d'ombra
- di un Desiderio finalmente ritrovato
Affondando nel tuo cuore,
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Farei cento passi addietro stamane
per non commetter peccato.
Faresti di te una fata per salvarmi?
Perché le nebbie che già confinano coi tuoi balèni,
la giugulare pulsante e mobile di cigno eterno
- ove scalpita il fiero
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Chi spegne le luci sulla tua fronte?
Chi se ne va' per le strade paventando i chiarori
della tua corona nera oh sera?
Forse gli alati figli della mezzanotte
i fuochisti dello stagno (le rane)
il folklore?
Le lucciole arse dei quartieri
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Ho accettato l'offesa e la condanna:
sospingono centrali sobrie pavesate d'aste,
ginestre gelide fanno da bandiere e segnali al neon:
sui battenti inospitali si ricrea la nostalgia scevra
dei pomeriggi assurdi e delle novità brevi
che
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Dirigiti svelta al fiume la cui foce è cara alle fragole
- e alle carogne
ai tuoi piedi di bimba graziati dal tempo,
alle palazzine squallide, barbe furbe
cappotti senza vita della città furente;
spariscano!
Scava solchi nella
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La mia voce - puoi udirla
ha le vanità dei venti caldi
e la fragilità dei soffioni sbiaditi
ma arrendevole supplica alla tua mano
una carezza morbosa e calda
- la passione dichiarata per sbaglio dalle tue dita
nel leccare via i
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Viene alla buon'ora il rimpianto
- ha il sapore disgustoso del presentimento
cede il suo fardello alla stanchezza. Calano
ostilità sorridenti e si accumulano;
appena il tempo d'una svelta penetrazione "animale"
- muta e sorda
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Un uomo di cavalleria.
Un veterano dei suoi tempi corso alla ribalta
del fango e del sangue scalando volti.
Un uomo intrepido a suo tempo,
decorato e valoroso fra molti - distintosi
per essere tornato;
Quanto ardore scherniva il
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269 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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