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♦ Giuseppe Nacchia | |
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Elena Poldan
Le 511 poesie di Elena Poldan
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stacco i giorni
come pagine d’un libro
da sfogliare
senza pensare
le rendo al vento
come pegno
e al fuoco
per incendiarne i contorni
e librarle fra speranze
colorate di sogni
stacco i giorni
insieme a solchi di cuore
dure rocce da
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Vorrei essere
un umile fiore di campo
che nasce dal sole
che gioca col vento
che vive ondeggiando
fra prati di viole
che colora il mondo
coi suoi rosei contorni
che sparge nell’aria
vita e sapore
Vorrei essere
un semplice fiore di
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 | ascolto per ore
il silenzio penetrare
nel buio
e smembrarmi
d’angoscia
e disperdermi
infinita
poi mi raccatto
celata agli occhi del mondo
che mi sa di sale e di ballo
e non sa
non sa
quanta sabbia abbia bevuto
quanto fango mi abbia
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forse
a volte vorresti
fosse carezza
questa brezza sciocca
che scompiglia
pensieri
fra ciocche d’oro
e gocce di miele
queste ore severe
da suggere insieme
in questo deserto di fiele
forse
a volte vorresti staccare
dal selciato di
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 | è fragile
la neve a primavera
ingenua
si scioglie al sole
d’un misfatto senza pena
nuda
rifrango luce
contro il buio delle mie paure
radici di fuscelli
ancora instabili
s’inoltrano decisi
fra domani dorati
è forte
la
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balugina ogni tanto
alle soglie del mattino
l’ombra oscura
del viandante nero
prosciugata dall’ultima sfida
naufraga
sulla riva dorata di un’alba
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e ditemi che sbaglio
alle soglie dell’ennesimo sbadiglio
di pusillanime pudore
dentro labirinti
di pensieri incerti
soppressi sul patibolo dei
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mi cerco
nella nebbia dei tuoi silenzi
dispersa fra dedali di sbagli
impasto i giorni
con tramonti amaranto
ne rivesto le aurore
con bugie di smalto
mi travesto la sera
da principessa
brillante del tuo amore
immenso
lo sfioro
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 | dilato attimi di pietra
sfumata è
la tempesta
in un rivolo di pace
ti rivedo
piangere
oltre un sepolcro
troppo piccolo
per accecare lanterne
è una lacrima
che inonda il mare
un sibilo
ch’estingue il tempo
ci
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 | s’intersecano mani
dentro incubi di fango
mentre estirpo angosce
radicate
fra pensieri gualciti
a volte scompare il sole
ed è sentiero di spine
dove sola
m’affretto a tamponare
mostruose paure
che sudano buio
e notti
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 | la mia vita
è un’autostrada interrotta
da un semaforo rosso
esploso troppo in fretta
tra sorprese di carta
una chiave arrugginita
una scalinata infinita
la mia vita
snocciola i giorni
in asfalti troppo freschi
di dolori
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 | scollegato
il filo della circostanza
mangio sabbia a colazione
e foraggio alla sera
parlo con le scimmie del mio giardino
stiro capelli e rugiada
nelle notti senza luna
mastico il sole
quando smette di brillare
scortico fiele
quando mi
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 | caramello cioccolato
marzapane
burro menta
peperita e vaniglia
fagocita (ti)
decolli lussuriosa
fra danze deliziose
sulle tue papille vogliose
è buono
è morbido
è dolce
è generoso
è infinito
questo
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se solo avessi saputo
che la terra avrebbe ceduto
sotto i nostri passi ignari
mi sarei armata di ali giganti
ti avrei avvolto in lenzuola di sogni
ti avrei condotto lontano
al riparo
nel nido di un'aquila sovrana
ti avrei donato il sorriso
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 | stretti nell’anima
nodi sfilacciati
di ricordi sbiaditi
stalattiti pendono remote
nell’antro celato
del mio rimorso disconosciuto
sono le tue lacrime cristallizzate
il tuo rimprovero silente
il tuo dolore contenuto
il tuo volto
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 | tese le mani
verso domani lontani
estingue vorace
la neve il sole
svanisce dietro quinte
di niente
fragile stolta bambolina
che s’agita e piange
è eterna questa notte gemente
bandite le stelle
sprofonda la luna
-rincorrermi e
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Indirizzo personale di Elena Poldan: elenapoldan.scrivere.info
 | sconfinati
confini preordinati
allestisco roghi imponenti
sui tuoi cocci infranti
vacillano specchi bugiardi
in spirali lunari
la mia anima
fugge lontano
tradendo vetusti retaggi
pungono le rose del tuo giardino
grondano i miei occhi
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 | brezza spira lieve
fra le mie mani
libere
vere
ed è lento gorgogliare
di memorie
lontane
stridulo l’urlo
sepolto
nella notte
di fiele
ed è come morire ancora
soffocare
nel delirio tombale
sei lì
ritrovarti
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 | trattienimi tra le ciglia
lasciami vivere il tuo sogno
acrobata di sbagli
guardo attraverso i tuoi laghi argentati
un mondo diverso
m'immergo nella tua pupilla
velluta e avvolgente
dimentico il mio presente
nascondo le mie armi
in
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 | demolisco
ricostruisco
tiro sabbia al vento
inciampo e poi mi perdo
disegno l’anima a colori
la ritrovo in bianco e nero
m’impiglio
in frammenti di ieri
mentre affondo
dentro a un bacio sordo
mi smarrisco in anfratti maledetti
m’alterno
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 | cucio giorni
stirati dal vento
ferita da note di quiete
m’ascolto
in fluida evanescenza
m’affaccio alla finestra dei domani
immobile questo inverno
che non passa
mentre ai tuoi affianco
i miei passi incerti
seguendo il tuo profilo
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 | tumulo scorie
di memorie
in giorni di neve
è funesto questo abbaglio di mezzogiorno
mi smarrisco in luce assoluta
sulla scia d’orme bianche
disseminato il cammino di cipressi
è d’acciaio
questo nervo che recide i passi
nero
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 | forse l’ho perso
all’ultima fermata
portato via dal vento
lontano
oltre il mondo
forse l’ho perso
testarda dimentico
e sfoglio lacrime
nel cielo grigio e freddo
forse l’ho perso
ferma sui miei passi
cantando tra le fronde
d’un cipresso
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sfogliami lentamente
fra le nuvole rinverrai
i miei deliri infranti
avvolgimi
nel sole c'è tutto l'amore
che so dare
trattienimi
sono foglia che trema
e il vento può condurmi lontano
quei cocci per terra
sono i miei
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 | s’adagia lieve
il tuo amore discreto
sul mio cuore sbadato
s’inseguono nuvole
nella vertigine incessante
del mio sentire indistinto
s’inoltrano gli anni
in un balordo fluire
sfibrante non arrivare
s’inerpica severo
fluido sincero
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 | Elettriche vibrazioni
fra magnetici recessi
rogo
lento
forte
turbini
oltre imperativi infranti
respirami
nel tuo delirio perduto
scioglimi
mantello funesto
trascinami negli abissi lontani
consumami
principe transilvano
sagace
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 | tracciate di fumo nefasto
promesse cedono
in colpi a salve
fra duelli di polvere
raggiri per salvarti
fra tenebre
di cenere
s’arrampicano sul tuo destino
demoni insani
e respiri
nel computo a ritroso
ritrovi palpiti
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 | E' notte
fuori fa freddo
piove
qualcuno mi chiama
ma sono sola
mi chiama da tempo
e stanotte
ho deciso di ascoltare la tremula vocina
il filo si
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 | Sfioro col vento
del mio languore
il tuo fragile
esile ricordo
appannate le mie iridi
ti cercano in un silenzio d’amianto
neanche lacrime ormai
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 | Sabbia scorre
tra le dita
è tempo che fugge
in sottrazione di vita
ma tu lenta avvii
-troppo lenta-
progetti imbanditi
in confetti al cioccolato
Ti cerchi
in specchi d’anima
a colori
riaffiora esile
la tua immagine
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511 poesie trovate. In questa pagina dal n° 361 al n° 390.
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