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♦ Rita Angelini | |
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Elena Poldan
Le 545 poesie di Elena Poldan
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defluiscono in arterie di nuvole
o in gorghi di tristi favole
dove dispersi
volteggiano impazziti i miei sigilli sopra le pietre
le mie fughe dorate in campi di fragole
le mie rondini sbadate senza stormo disorientate
i miei paradisi giardini
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è l’inverno
a volte
a lasciare i suoi passi
sparsi qua e là
fra i miei silenzi
che riempio di mani e di
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*
scendo spesso
nelle segrete del mio castello
quando ombre striscianti
mi trascinano giù
nel fondo
e venti di tramontana
s’insinuano dentro
mi aggiro cieca
fra dedali senza ritorno
e senza senso
storti ostacoli
umidi
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tessere pomeriggi
con lacrime evaporate
dentro nuvole sbiadite
nei cieli di risvegli sudati
senza occhi e senza sogni
incamminarsi su bordi di bicchieri
e frantumarli in lividi
dentro frasi bugiarde
il mio tempo
è una margherita
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*
talvolta
sono viaggi
sotto spoglie di giorni scialbi
fra stelle opache
arcobaleni distratti
passi ruvidi
scivolati
oppure
salici bianchi
ginocchia sanguinanti
lividi
frettolosi pomeriggi
bugiardi
ma anche
labirinti senza
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| Riavvio
progetti fatiscenti
in questo giorno
sfuggito al crepuscolo
e sono mani di fate
a ricamarti
mio dolce amore
e nuvole di seta
a cullarti
mio tenero irraggiungibile sogno
intrappolato tra pieghe insidiose
di passato
e squarci di
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| riempivamo così i nostri pomeriggi
fra discese e salite
scorgendo ogni tanto tramonti
talvolta aurore
in una piega
un sospiro
e arcobaleni
giganti di paglia
prendevamo fuoco nei tasti d’un piano scordato
ed erano dita
rincorse
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| onde cerebrali
solcano il cielo
vibrano nel cuore
e precipitano all’inferno
dove issi croci
tra spine ed insensato livore
morsi di rancore
rabbia
furore
cieca ira
per la tua amica
colpevole di cosa
assorbo tutto il male che vuoi
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*
placata la mia ira
-impetuoso fiume che tracima
oltre ragioni e cure-
l’ho convogliata
in rivoli di luce
verso pianure di pace
la tua voce
come vento leggero
pettina i miei prati sperduti
mentre s’adagia il Pensiero
sui crinali delle mie
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mi hanno insegnato
ad arrossire
se il sentire
è troppo sincero
morire
dentro frastuoni di buio
languore d’amore
sapore tradito dal niente che scompare
mi hanno insegnato
a tacere
se le parole da dire
sono troppo vere
urlare
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*
scomposto il pomeriggio
succhia via il tempo
tra angosce e granite
snervate foglie d'abeti
minute dita
sfibrante attesa d’ammaraggi
sospende albe
-deglutite liquide scialbe-
soffoca silenzi
impietoso il tempo
affonda nelle mie
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*
sfioro onde
e meraviglie
mentre lame di timore
ondeggiano traguardi
-illuse conquiste rovinano-
ma poi mi giro nel letto dei meriggi
tra afa e noia
e sui miei fianchi rantolano promesse
e sulla mia schiena muoiono ansie
-passaggi obbligati
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*
sfogliando onde
di schiumose meraviglie
intanto che il vento
s’impiglia fra i pensieri
di ieri
si diramano orditi
di sogni setacciati
alla fonte dei paradisi
negati
voli d’ali
arditi
e fiamme irridenti piogge
di fallimenti incisi
su
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| e chiudono le pagine
d’un libro gualcito
le tue mani sbiadite
nella nebbia
dei miei ieri
i tuoi passi risuonano
ormai lontani
una
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| amo di te
i nodi
che sciogli paziente
dalla mia fronte
-arzigogolati pensieri
che niente dissolve nel mare del niente-
amo di te
il sole
che spargi silente
sulle mie notti di sangue
-dissepolti scorpioni
fra ragni balene incubi e
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stacco i petali
da questo girotondo di domani abortiti
nel carosello dei vuoti
c’è sempre qualche fiches che manca
e tu sei la stessa
fragile irrisolta sperduta
vana principessa
dentro un m’ama non m’ama
d’una margherita sfiorita
il
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Elena Poldan.
Indirizzo personale di Elena Poldan: elenapoldan.scrivere.info
ho setacciato sabbia e fango nella notte
mentre scaglie di tenebre
devastavano i miei abissi
sandali estivi sorrisi rumori
hanno oscurato il sole
lo fanno a volte
dissepolte
le mie speranze spargono spore
in quest’aria che sa di afa e di
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**
Un cupo boato
scuote
la città assopita
Scenario desolante
via D'Amelio sventrata
vite frantumate
brandelli di intelligenza
pezzi di responsabilità
residui di giustizia
detriti di determinazione
polvere di coraggio
sparsi
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| è una frotta
di vandali furiosi
questa voglia
di tirar giù la tovaglia
e stoviglie all’aria
per una volta
SCOMPOSTA
fuori binario
fuori orario
e tu che ripeti che bisogna pazientare
proprio oggi che la nuca mi fa male
e vorrei
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certe volte ti senti
disciolta
in un pozzo di dubbi
che divengono serpi
avvinghiate ai tuoi polsi
e l'aria è
una sfera di fuoco
che avanza impetuosa
gigantesca minacciosa
annientando respiri
balenando strali
di morte
che pendono
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| forse
meritavo di più d'un compìto thè
al limone
e della tua santa benedizione
spruzzata così
senza troppo pensare
forse meritavi di più
di banali parole
buttate su un selciato
d'impronte da
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è in giorni come questo
che fantastico
sul precipizio
alto
da cui spiccare
il salto
l'ultimo
che ponga fine a questo strazio
nel traffico d'uno sbadiglio scomposto
a questa corsa a perdifiato
a questo sudore
sul
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| s'è acceso nel fuoco
-cieco-
d' esegesi distorte
sdegno impetuoso
civilmente deviato
in un mare di pietre
forse antiche note pigiate
-lemmi storpiati-
detonando furore
decretano collisione
non parole
ma pigli
e fremiti
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| era un giorno abbagliato dal sole
quello che disse
-forse è la fine-
e iniziarono a sbiadire i riflessi su quel volto di maggio
foglie d'autunno anticiparono l'infausto volo
il mare divenne tempesta
e la sua fame si fece sempre più
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| oggi sei divenuta doppia
ma io ho abbastanza fiato
ormai
per reggere tutto il vento
e gli oceani di sete
che la mia nebbia cela
-ma duole-
mentre ascolto cori angelici
sul tuo trono floreale
è una visione d'amore
di cuore
un
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| alla sera
risciacquo i miei diamanti
sotto un fiotto bianco
che lava sale e sete
di sangue
-delle sue fauci ingorde-
ma oltre la tela invisibile
fra i miei sguardi
e le tue mani
c'è un oceano che dilaga
e ci allontana
in nubi
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| sei morto
dentro al cassetto degli sbadigli
fra ragnatele d’oblio
e sbuffati schiocchi di lingua
inavvertito s’è spento
l’animo in singulto
e ora tace di silenzio
il tuo armadio sconquassato
lascio alle tristi sorelle
la tua carcassa
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| forse perché scorgo neve anche ad agosto
inventando paradisi scomposti
forse perché scoperchio il cielo quando piove
e sussurro alle stelle le mie smanie
forse perché a volte abbraccio la luna
fino a berne la sua rugiada
forse
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e poi mi appendo alle attese
questi ammaraggi di dita sbiadite
questi silenzi che sfiancano le ossa
sospesi in domande
abbandonate per sempre
nebbioline diradate
dove mi perdo e confondo
e mi smembro gemendo
essenza liquida
svanisce
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| scompongo il tempo
in frammenti
-nanosecondi di rimando-
e lo rimonto al rovescio
ne annullo il rimpianto
-nel frattempo-
è il cammino
ad essere di marmo
bianco freddo stanco
stiro elastici al guinzaglio
mi colpisco al
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545 poesie trovate. In questa pagina dal n° 301 al n° 330.
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