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| Sdraiato su una discesa verso il lago,
su di un lato guardavo quella biglia di vetro.
Persa da qualche bambino
era rimasta là,
poggiata sulla grande biglia
di terra di questo pianeta.
V'erano tre ali dentro quel vetro
una di colore blu,
una rossa e l'altra nera
mentre attraverso vi filtravano
gli altri colori di questo pianeta.
V'intravedevo gli alberi dei monti intorno,
le case di un paesino montano
arrampicate sull'altra riva,
le nuvole che passavano veloci,
le trote che ogni tanto saltavano fuor d'acqua
e le anatre che vi galleggiavano sopra,
altre persone che stavano là,
la scia di un lontano aereo in cielo.
Tutto quel mondo intorno al lago
si filtrava in quel vetro e fluiva
tra quelle ali colorate,
mentre udivo lontani i suoni
che erano intorno e dove un bimbo
aveva perso una biglia di vetro
lasciandola poggiata su questo tondo pianeta.
Tutto era là in quel piccolo spazio
di una biglia di vetro.
Tutto, pensai, eccetto un piccolo punto.
Il punto di contatto tra la biglia
e questo tondo pianeta di terra.
Un punto infinitamente piccolo,
ma di ugual misura per entrambe le sfere
di smisurata diversa proporzione.
Non potevo conoscerlo,
non potevo sapere
cosa ci fosse in quel punto.
Il resto del mondo era là,
intorno a me e filtrava nella biglia,
ma cosa c'era sotto la biglia,
in quel punto, non lo conoscevo,
non sapevo se anch'esso fluiva
in quella biglia colorata
che il mondo conteneva.
Alzare la biglia e guardare?
Sapevo bene che quel punto
era tanto piccolo che vi avrei
visto nulla.
Intanto scendeva l'oscurita
ed i vitrei colori mutavano.
V'erano i bui profondi
di un notturno cielo
con puntiformi luci stellari,
quel paesino ora tutto
trasformato in luci si rinchiudeva
in quella piccola biglia.
Ogni luce aveva la sua forma,
ove era una finestra
ove un portone era,
ove era una facciata dal gusto antico
ove in fila erano la solitaria via.
Tutte si riflettevano entra la biglia
E tutte erano là.
Tutto quel mondo in una biglia
che piccola si poggiava
su di un grande sferico pianeta.
Intanto scendeva il silenzio,
scomparve il vociare degli uomini,
e lo scivolar delle anatre nelle loro
angolate scie d'acqua.
Non un suono,
neanche il fruscio degli alberi.
Tutto era silenzio,
tutto era calmo ed i tumulti quotidiani
scomparsi, come se tutto fosse in pace.
Ed io ero là e pensavo che un intero
pianeta stesse scorrendo in quella
biglia vitrea che vi era poggiata sopra.
E pensavo che tutto fosse in pace,
calmo e che tutte quelle guerre
fossero un'illusione.
Adesso era tutto là, in quella biglia
e sul sottostante pianeta di terra.
Invece no.
C'era un punto che non potevo vedere.
Quel minutissimo ed infinitamente piccolo
punto di contatto tra pianeta e biglia.
Un lampo e capii.
Ciò che pensavo un'illusione
era realmente esistente e nascosto,
ma subdolamente in contatto
con entrambi i mondi.
Quello di terra e quello di riflessi.
Mi sarebbe bastato alzare la biglia
per scoprire spiriti urlanti
pronti a dar battaglia
e distese di spiriti
trafitti a pali e gementi. |
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Questa poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
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«Strani effetti di una biglia di vetro persa da chissà chi e di un pomeriggio noioso ... Scusate la lunghezza» |
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