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Non è solo sabbia ciò che ci attorna,
non è solo sabbia ciò ch'è intriso di vita,
su questa sabbia che ci vuol essere tolta
abbiamo scritto la nostra storria;
come può esser sabbia la millenaria esistenza?
Ogni duna racconta una vita,
mille e mille dune raccontano la nostra odissea;
a ben guardare, tra le loro ombre
si scorgono le lacrime e il nostro sangue
che i troppi satrapi ci han fatto versare.
Popolo di Palestina che non invecchi: non puoi!
Prima della morte arriva l'impera stella di David;
così, anche un bambino è guerriero,
così, anche un bambino è un eroe,
così, un'altra madre nutre di nuove lacrime
l'arida e uguale distesa di morte.
Non è più sabbia il cratere di quella granata,
non è più sabbia il profondo solco del cingolo,
non è più viva quell'oasi martoriata,
son diventate sabbia le nostre case.
Quante città come cimiteri,
quanti tumuli non hanno nome;
ma questo popolo esiste, resiste
e come il vento si sposta eppoi ritorna...
Ci sono pensieri che fanno sognare,
ci sono parole che fanno sperare,
ci sono silenzi che fanno morire!
Parlate dunque, parlatene,
parlate sempre di questo popolo. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Scritta dopo un ennesimo massacro di Palestinesi, purtroppo perpetrato da un popolo che amo e che vorrei vedere vincente con la ragione e non con le bombe a grappolo. Dopo la strage di Sabra e Chatila, ho perso la fiducia che il popolo che, per antonomasia, ha sofferto di più la persecuzione e con l'epilogo dello sterminio di sei milioni di persone, non può e non deve comportarsi così: è assolutamente ingiusto e deleterio per la propria causa. Si vede che la storia non ha insegnato nulla!» |
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