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Il tuo ricordo ti sopravvivrà...
Espressione
più bonariamente
dura
e corrucciata non ricordo
nella mente
mia che il guardo
tuo sveglio
e caloroso
poteva produrre.
Come poterti cantare
ad orgoglio
o nobile cuore?
Come potere condurre
benigna tua fama
fino agl'estremi
confini del cielo
del soglio?
Non degno
io sono
cantore
dell'opera tua,
che fosti
signore
e coscienza
dei giovani cuori
che vivo crescevi.
O gran prepotenza!
Quale nefasta
sorte,
quale lacrimosa
e meschina
contingenza
ti diede la morte!
Spoglio di vita lontano da casa...
Le stesse luci
di sogno e sapienza
piangono fioche
in un coro
di note grevi
infelici come il vento
dei ricordi
di anime forti, di te,
mio illustre maestro,
l'odor del ginestro
che invoca il tuo nome,
di testé fa nomi
e evoca dolore.
I sommi poeti
ch'amasti, ora t'amano,
ed io t'invoco
perché sparisti
lasciandoci mesti,
privi di guide,
o di pari profeti.
Peristi in terra straniera,
come d'esilio,
emule triste
di tristi destini
d'artisti e signori;
in terra montana,
verde e boscosa,
nordica ed alta,
fu grande e imperiosa;
a lutto si cinse,
come delusa
piangendo straniera
la sera dolosa.
Una notizia che squarciò la mia estate...
La prudenza
tua ricordo rimpianta,
che la corsa sicura
la strada ventura
prendevi modesto
e contento
facendo il gentile.
Portavi gli amici
e la gente e i ragazzi
con te
per essere giusto
ed amico, od aiuto,
per essere padre
a tua volta d'un gruppo
di figli
o d'allievi
ed esserne degno
maestro,
farne un disegno
di cuore e di vita.
Osservavi il verde
germoglio
dare il suo frutto maturo.
Quel giorno
fatale un malanno
ti prese d'un lampo.
La strada sparì
dal tuo campo
e la gioia finì
sull'urlo prematuro.
Un giovane cuore
ch'amavi
teco portasti.
Di allievi lontani volevi sapere...
Amavi vederci
arrivare già grandi
a farti un saluto
col cuore
leggero.
Da te tanto
avevamo imparato,
di lingua italiana,
ma più ancora
di vita
e dell'anima
umana,
di morte
e passione,
e la sorte
si fece marrana.
Col cuore
greve,
ne parlo
or che non più ti vedo
e ti so fra noi
a darci conforto.
Se non fossi morto
quale infinito
dolore
t'avrebbe colto
di fronte alla perdita
di chi era con te?
Ma sappilo ancora:
non tua fu la colpa,
ma del fato,
che il dado
lanciò da sgraziato.
Maestro dei giorni, mi manchi...
Venivi esigente
senza parole gravi,
od accuse
alle nostre mancanze.
I rimproveri erano parole
ma l'anima era pinta
di speranze,
e negava testarda
il futuro
senza sole
del nostro arido
tempo.
Eri tempio
ed esempio
avanti all'angoscia
dell'egoismo,
e saggezza
leggera,
di cui godemmo
quasi ignari
prima
di sentirti più lontano.
La gioia
sincera
di far meditare
sul senso del nulla
oltre la morte,
i sepolcri foscoliani
solo ricordo
tombale dei cari,
è oggi pensiero
più doloroso
e forte.
Prima impressione di te...
Grigi i capelli
e aperto il sorriso
che noi oggi sovrasta.
Silenziose parole
emanavano
il guardo
e la posa,
la stazza solenne
seppur armoniosa.
La voce
capiente
rapiva rapace
gli occhi
sognanti di allievi
silenti.
Ora la voce
rimane muta
senza espressione,
senza calore,
senza colore
in ciò ch'è rimasto
di te nella terra.
Chiudo il ricordo
dentro uno scrigno
nel mare del tempo.
Da esso
il fine intelletto
non smetterà di parlare
con la tua voce,
memore
di sogni e parole,
di genio
e di dottrine.
Il ricordo ci rende immortali...
Sul capo
le ceneri morte
spargeva
degli avi cremati
col feretro nero,
ma brace
di vita lucente
rifulse
sui giorni a venire
in puro pensiero. |
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Pagine: 200 - € 14,00 Anno: 2009 - ISBN: 978-88-6096-494-6
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