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E preso da cotanto ballo di vita,
assopì i pensieri in un valzer
tra violini e il rotear di gonne.
Tra i sorrisi dei musicanti,
mi accesi d'ardore e cadenze
fra cortei d'organza e dame.
Fanfare di cuori colmi e velluti,
marcia il vento a gonfiar tendali
in mezzo ad allegrie e ambrosie.
Danzar di paggi tra vassoi d'argento,
di nettare a nutrir signori e mustacchi
a cavalcar fumi d'avana e pigli.
Carica la sala di mosaico e candele,
a specchiare lustre scarpe e basse ghette
tra vortici di scale e rossi tappeti.
D'un tratto a spezzar musici e note
d'un silenzio a calar di folla e sguardi
di capo lento ad alzar l'attonito.
Di sfacciato incanto m'appare d'alto
ripiego di smorfia incredulo mi beo
di respiro scendo, a lei di sfarzo e diva.
A lenta marcia di piede a scala e un altro
scende lenta, morbida, impera di venere
madonna dei puri, esile fata e dama.
Ch'io mi curvi di sguardo ai suoi contegni
m'aroma la mente e di sì felice i pensieri
mille rida d'infanti nel mio cuore.
Volta di sguardo, passa che di spalla sento
d'arrivo che il gentil vanto mi pone
m'offro d'inchino e di gesto conquisto.
D'invito preso e a cercar di mano piglio
taglio l'incredula calca, del ballo comincio
di schiena tengo che a palmo s'apre e cuore.
Tra passi e schiuse di bocche e bisbigli,
stringo di mio a forti braccia e gote
di capo appoggio tra chioma e ghirlande.
Or sul finir del bearmi, di contegno cado
di bacio rimando fugando l'attesa
stenta e colei, avanza di corpo a chiamar.
Cresce il finir d'applausi, che sì mi desto
a trovar la bella che si leva di passo
mi sorride e lenta a salutar di viso e soffio. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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