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Poesia del concorso Poesia autobiografica
Le città che non senti al telegiornale,
grigie, afose d'estate e piovose in inverno.
Dalla periferia non arrivi mai in centro,
niente monumenti da cartolina ne corsi con vetrine lucenti.
Le mura di cinta non sono medievali,
ma di cemento armato prefabbricato,
indifese di fronte alle ciminiere,
che gli strizzano il collo ogni giorno.
È il prezzo che si paga,
per il lavoro precario,
come il luogo in cui viviamo,
pronto per essere lasciato.
Si nascondono storie banali e scontate,
una città fatta per i sognatori che hanno il coraggio di restare.
Scacciati da chi costruisce insidie per il pensiero,
da chi troppe pacche sulle spalle distribuisce.
Fanno di noi piccoli esseri verdi,
extraterrestri nella nostra casa,
con il cortile infangato,
dalle parole portate dal vento.
Ci ritroviamo un giorno nella nostra città,
sola ed affamata di sorrisi,
nessuno che discute all'angolo della strada,
il bar in piazza tenuto insieme dalla veranda in plastica.
Siamo soli ed indifesi,
restano solo i ricordi del bambino,
aggrediti dalla coltre di fumo,
il gelato nella destra il padre alla sinistra.
Ride del disprezzo a cui siamo giunti,
perché apprezziamo momenti non così felici già vissuti. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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