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Sotterro sotto la sabbia il mio teschio,
ed il cuore sotto roccia custodita
da mortal scorpione.
Ora mi rivolgo a te, grande Deserto,
ed al tuo eterno silenzio.
Sarcofago di ricordi, di passioni,
di vergogne, vegli come padre
su questi miei doni.
Grande lago di sabbia, nascondi
la mia sofferenza, oscurala al ghigno
della Luna cornuta.
Di questi intimi pensieri, ti ho donato lo spirito,
e come granelli ora si aggiungono
ai sospiri dei defunti.
O ipocrito Cielo blu! O mortal finzione!
Mi uccide la tua bellezza, la tua
purezza. E l'arsura sale alla gola.
E bruciano queste labbra.
Poveri miei occhi resi pallidi
alla vista del Sole! Sbarrati, come cancelli
tengono prigioniera la mia sete di sangue,
di corpo, di voglie.
Ed i baci morti sulla nera bocca.
Tu, dannato riflesso d'Apollo,
sei il loro carnefice,
sei il mio Caino.
Così dicendo io ti maledico!
Di me non avrai solo ossa
e polvere, ma versi
e canti di gioia; sarai condannato
a preservare di questo uomo
cervello e cuore.
E vado a capo per l'ultima
volta, ed il Deserto sarà
mio mausoleo, di infernale bellezza
ed immortalità.
Attraverso infine il collo
di questa grande clessidra,
e mi disseto bevendo lacrime
alla cicuta.
Il mio arido e rugoso volto
muore sorridendo, sicuro
di essere la goccia che inonderà
questo mare. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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