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L'ombra s'allunga al calar della sera,
un fiume che in piena travolge ogni cosa,
non segue il suo letto ma trova dimora
coprendo ove prima la luce era sposa.
Si nota il contrasto tra avverse facciate,
l'una è accesa, pare il foco la prende,
mentre l'altra, come spoglie occultate
da nebbie oscuranti, su tutto si stende.
Incede con ombra velata l'occulta signora,
ricopre ogni quanto vicino al suo passo,
assopisce chi diurno mestiera e lavora
e ridesta ch'al buio per fame s'è mosso.
C'è chi nell'antro dall'amor viene ridesto
e chi nel serrato pensiero ricorda le pene,
chi dell'oscuro si giova, per esser molesto
e profitta per quello che portan le scene.
Il tempo ha smarrito le vecchie memorie,
lasciando le tracce d'ancestrali paure,
di quegl'ascendenti che cantavano storie,
di gesta avvenute per cagioni più oscure.
La mente parifica il male a ciò ch'è l'oscuro,
per quel che non vede il confronto ne teme,
decanta la luce ch'offre passo sicuro
e sdegna quel buio ch'ha origine il seme. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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