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Ha ragione mio fratello quando dice che c’è bisogno di un po’ d’aria. Apro la finestra e respiro a pieni polmoni.
Oramai questo sono diventato, a ciò mi sono ridotto. Esco sul terrazzino e inalo aria. Inspiro e soffio. Un alito di vento mi gela il volto ridestandomi dal torpore mattutino. L’odore di terra bagnata sale dal basso intrufolandosi nelle narici. Argilla resa feconda dalle lacrime del cielo.
L’uomo è un animale, come tale ne segue l’istinto. Diretto dalle pulsioni e scosso dai coinvolgimenti emotivi. Mi sono addentrato in cunicoli d’irrazionalità. Sospinto da spasmi di riflessioni.
Ho reso artificiale un comportamento spontaneo, torcendo le linee di pensiero e amplificando ogni desiderio sepolto nell’indole.
Destare la bestia acquattata nei pertugi abissali ove riposa e costringerla su delimitati binari.
Schiacciarla nei momenti inadatti. Risvegliarla e intorpidirla.
Era il mio proposito.
È sfuggita
spezzando la resistenza delle catene. Doveva venire il giorno, avrei dovuto ricacciarla nell’antro scuro da cui ebbe origine.
La sua pelle ha il colore della pece,
Buio assorbente suoni, visi e ricordi, lasciando solo ombre al suo passaggio. Cancella memorie di un uomo triturando tutto e lasciando avanzi di momenti, volti e sensazioni lontane.
Languo nella mia incertezza.
Sono carne e sangue. Spirito libero e maledetto.
Ci fu un tempo in cui godetti di una simile situazione, l’insinuazione di rispecchiare poeti morti tra tormenti di spirito.
Sono passati decenni, secoli da quell’era buia della letteratura. I poeti maledetti hanno trovato riposo;
sarebbe
quindi giusto, passare oltre; archiviando vecchi stereotipi.
La mia anima è scaduta, ha perso di purezza
Credo in un sogno fin dove non posso giungere
quindi travesto i sogni di follia.
Mi addentro in perversioni stereotipate, create per legare.
Mi incateno sconsolato a intriganti piaceri
Libera uscita dalle pressioni dei giorni vuoti
per tralasciare spiacevole dolore.
Soggiogato da catene di denaro che infervorano proibizioni.
Contraddicendo i libri letti, i miei scritti
Vado contro il mio pensiero, imputridisco
l’anima; in squallido godimento.
Un rivolo di viscido orgoglio cola via allontanando il rimorso.
Non mi sottraggo all’implacabile giudizio
Non muto il comportamento
Io sono
freno e stimolo di frenetica inattività.
Premo pulsioni e spengo desideri.
Vorrei piangere ma fremo, scosso da istinti primordiali.
Umiliato
continuo a lussarmi l’anima insoddisfatto.
Alla ricerca di una dose di dolore.
Applicando un sudicio rimedio che lenisca la desolazione.
Sfibrato
da intollerabili rimorsi giacenti nella fossa.
L’anima, l’antro segregato e confuso.
Celata da muri di verità ingannevolmente accondiscendenti.
Non sento
miliardi di persone compenetrarmi l’anima.
Non capisco dove sia il vero
piacere, dove possa trovare un propizio indirizzo.
Nelle mezzo della confusione la verità spicca
Sono io
è stata una mia scelta
colpa
Sono rimasto coinvolto dalla curiosità
Sono io
e la colpa mi ricade addosso
Perché la mia stanza puzza? sono io ad emanare un tale odore? è forse il tempo scorso da quando non passa più sapone sulla pelle?
Sono io a riempire ed appestare la camera? qualcosa dentro me vuole negare il mio comportamento?
Indicarmi? Additarmi? | |
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