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L’è de Fundra öna frasiù, quater cà söta ù curnù
la piasèta cò la cèsa, sempre vèrta per chi prega.
Per rià sö stà contrada, ghe de fa öna scarpinada
na mezùra chi àlenàc, ù per d’ure chi sciòpàc.
Töc intùren tàce pràc, ghe de dì gliè bei cùrac,
piante e fiùr i manca mia, chésto pòst l’è poesia.
Töcc i àgn i fa öna festa, oramai l’è tradisiù,
sé nò al piöf ol fa tempesta, dè la zèt ghe né ù muntù.
Prima as và töcc quance a mèsa, con rispèt e deosiù,
dopo fò sö la piasèta, zèmò pront a l’è ol menù.
Casòncèi dè chi nostrà, codeghì còc sö la piöda
la polenta che la föma e vinello a volontà.
Dopo chésta gran màngiada, öna quàc ì fa masù
ma al ria òl Sergio cò la fisa, issè i taca coi cansù.
Cimitero delle rose, la Malsana in Valbundiù
col Signore delle cime, al mè scapa ù lacrimù...
Pusdosso
E’ di Fondra una frazione, quattro case sotto un pietrone,
la piazzetta con la chiesa, sempre aperta per chi prega.
Per arrivare a questa contrada, devi fare una camminata,
una mezz’ora quelli allenati, un paio d’ore per gli scoppiati.
Tutto intorno tanti prati, devo dire ben curati,
piante e fiori non mancano, questo posto è poesia.
Tutti gli anni si fa festa, oramai è tradizione,
se non piove o fa tempesta, della gente c’è il pienone.
Prima sui va tutti a messa, con rispetto e devozione,
dopo fuori sulla piazza, tutto è pronto per mangiare.
Casoncelli nostrani, cotechini cotti sulla ardesia,
la polenta che già fuma, e vinello a volontà.
Dopo questa gran mangiata, già qualcuno sbadiglia
ma arriva il tipo con la fisa, tutti iniziano a cantare.
Cimitero delle rose, la Maslana in Valbondione
col Signore delle Cime, a me scappa un lacrimone...
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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