Nell’aria si odon parole sepolte,
come frammenti fissati a quel luogo,
stipati alla mente come tante raccolte,
s’ergono al cielo come vampe di rogo.

Corolle di fiori che fan da contorno
a quei paesaggi con scorci montani,
la quiete ovattata che senti d’intorno
riflette le gesta di echi lontani.

Quei siti sommessi ma pur maestosi,
appaion perenni al cambio dei tempi,
tra chiome e ripassi in colori sfiziosi
adeguan l’aspetto in spazi più ampi.

Son tracce scolpite a fianco del monte,
tra boschi e sentieri che portano a valle,
tra guizzi e sciacquii dell’acqua di fonte,
s’avverte nell’aria l’odor delle stalle.

Ogni tempo s’avverte di ciò ch’avvenuto,
son’orme occultate divorate da frasche,
pare una dama ch’al proceder temuto
camuffa le pieghe che divengono lasche.

Ma la flora non cede a mondani rimandi
su ciò che di fatto a lei è stato spremuto,
con flemma vetusta non cede i comandi
e riprende lo spazio che l’è appartenuto.