Ricordo la voce di richiamo al balcone,
il cortile assolato d’innanzi al caseggio,
le sfuriate di Gemma che brandisce un bastone
nel corrermi appresso, pensando del peggio.

Ricordo soffuso mi vien da quiei giochi,
fatti di spago e d’oggetti per sorte scovati,
di sassi un po’ strani rinvenuti nei solchi,
di corse e di bande d’amici trovati.

Ricordo quel tratto di strada sterrata,
il tiro di buoi, a quei carri ricolmi di fieno,
di schiocchi di frusta per fargli serrata,
quei toni d’allerta nel tendere il freno.

Son flebili passi, emersi nel mare di vita,
associati ad un suono di echi villani,
remote fragranze di frutta passita,
di gesta e pensieri, di ricordi lontani.