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Nulla di più è cosa bella e grata,
ch’al veder il tuo sorriso impresso,
gioia mi dona come note di sonata,
ch’all’amor ‘gnì gesto vien concesso.
E’ per concesso le reminiscenze vanno,
nell’antro della mente a riguardar appunti,
che nella nebbia dell’oblìo avvolti stanno,
le gesta, che nel cantar farò dei sunti.
Il Venerdì 21 Aprile, 2006 dell’anno,
consueto sarebbe uscir per distrazione,
ma nullo il desiderio che per affanno,
di quiete assaporar nella magione.
-”Esci dall’ozio e cerca compagnia”-.
E’ ciò ch’al dir l’amata figlia,
proposta non negata, d’attesa sia
per sollevar di lei che mi consiglia.
Così fù, m’avviai lesto verso ”Castello”
noto paese locato sull’Emilia,
che per reputazione è dotta sì al ballo,
di fatto assettare qualche pariglia.
Fatto il passo nella balera addentro,
cedo all’invito d’un prosecco a degustare,
propizio è stato l’inatteso incontro,
conoscendo chi d’un ballo mi fa fare.
Tornan memorie al primo sguardo,
ch’al dir borioso l’apparenza induce,
ma sotto è tratto di voler bugiardo
perché ambita è, la sospirata luce.
Cede il senno al corteggiar ridente,
con frivole volute nel mostrar lo petto,
alla mente sale il desiderio ardente,
di vezzi assaporar come sorbetto.
Risponde Isabella dal fiero sguardo,
minuta ed aggraziata nell’aspetto,
gentile, ch’al mio dir tono maliardo,
ch’alle sembianze pare fosse furetto.
Tonante il riso suo dona trasporto,
di spensierate note traggon l’inganno,
ma sotto v’è, ragionamento accorto,
che l’astuto acume mette in affanno.
Non valgon con lei accorgimenti
d’aspetto ingallettato dolce maniera,
o nello scorrer con certi paramenti
che tanto moda fanno nella balera.
E’ franca nell’esporre ogni suo tono,
ma non m’infastidisce la sua schiera,
perché il colore solo non è abbuono,
nel far di ogni atto una bandiera.
Come remota sfera nel vociar rasente,
la musica discosta in ovattato sito,
sedùce il brìo nel conversare di mente
c’ogni suo sguardo si tramuta in mito.
Intorno noi l’istante vien velato,
nulla più odi se non il battito del cuore,
un passionale bacio d’istinto dato,
presagio occulto dello sbocciar d’amore.
Del tempo il balenar perdo concetto,
che l’attimo seguir è quello appresso,
sino al sentir, ciò che per tu di getto
l’invito alla magion mi vien concesso.
Affatto Immemore, il tempo vien tiranno
che di trasporto al conversar inteso,
ma nel contempo, la prole mette affanno,
nel giusto, a rimarcar l’avviso speso.
Quanto più dolce fosse è stato dato,
che non vuol dir di gesta sostenuto
ma parole, che d’aggiunto han sfumato
ciò che di carne, sarebbe più dovuto. |
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