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sei un lungo filo
che seguo al mio interno
alle volte forte e teso
altre il capo s'intravede
ma non si riesce ad acchiappare
un filo rosso, senza dubbio
ma no
non sei un filo
sei un pozzo piuttosto
profondo un metro e mezzo
in cui riposa e gorgoglia
tutta l'acqua che serviva
ad invitarmi a non uscirne più
non sei nemmeno un pozzo,
no, ecco,
sei una vela
col vento potente che la gonfia
e son'io che soffio
soffio forte per svuotarmi
anzi, guarda, non sei vela
sei un macigno trascinato
da una sciarpa di seta
che docile si lascia muovere
rotolare per il pendìo
non so se in discesa
o per la china che percettibilmente
sale
per esser più precisi
non sei una pietra
ma una marionetta
di legno e smalto
che ho ingoiato senza strangolarmi
ma dai, non scherziamo,
quale marionetta?
sei un leone bellissimo
pigramente indolente
che si lecca i baffoni
inzuppati di sangue
ed io,
che prima ero pasto
sarei ora
cacciatore
ma ho sparato e sei fuggita
con la cadenza di un valzer triste
mostrandomi il tuo culo
sporco d'erba
non un leone sei
ma una immagine del sogno
cangiante
fatta d'occhi, capelli
ed un sorriso inafferrabile
carne e odore, invece
non li rammento
niente immagine di sogno,
sei una vespa
che m'ha punto
non sei una vespa,
ma una forte antagonista
coriacea, speculare e mai doma
un magnifico nemico
da portarsi sempre
nella valigia della partenza
nel viaggio che ti vorrebbe svanire
no, non sei neppure antagonista
sei piuttosto una grande statua lucida
di bronzo, d'oro forse
io mi sporgo, ti giro intorno,
faccio salti indietro
ti guardo da sotto
per aver l'impressione che ti muovi
ma tu sei ferma
e nemmeno l'afa dell'agosto
ti perla di sudore
l'espressione intimorita
né statua né vespa antagonista
sei un solco nella mia strada sterrata
tanto profondo che comunque
studi la mia manovra
mi attrae quel cammino
di minor resistenza
e minor fantasia
non sei una statua
ma la passione furente
dei miei due occhi
spenti, gonfi, tumefatti
che si beano di quei lampi bianchi
vaghi ed indistinti
nel buio più denso
non una passione vera,
certo,
ma un racconto, un fraseggio
tutto fatto di parole
un assolo, un monologo
da snocciolare ai miei nipoti adulti
non sei parole,
piuttosto uno spillo finissimo
al quale impiccare
un corpo giovane
coi pensieri più vecchi
niente spilli né cappi
una rete a strascino
questo sei
e il mare prima noioso
diventa di colpo pescoso
sei anche il sorriso soddisfatto
del pescatore che la issa
osserva veloce i pesci più grossi
pensando già al prossimo lancio
non sei rete né pescatore
ma una frana silenziosa ed imbarazzata
il rovesciarsi disabitato della sedia
il cedere minimo del più piccolo chiodo
lo scivolare non visto del foglio
appeso con uno sputo
niente che cade o rovina
ma metà donna metà palude
a me piaceva la donna
e mi son accaparrato la palude
in ossequio all'antica genìa
dei proprietari di terre
non la mia personale palude
ma uno sforzo mnemonico
un cappello troppo stretto
un puntiglio fotografico
e documentario
la corsa infantile ma cieca
che ti rompe finalmente il fiato
non una memoria che si perde
ma un gigantesco iceberg
che sembra ora dissolto in nebbia
sarà lontano abbastanza?
oppure in avvicinamento?
non so...
io aspetto almeno
che rischiari
non sei un pezzo di ghiaccio
alla deriva
ma un cerchio,
un altro giro, un'altra corsa
e la pausa silenziosa e senza fiato
prima del resto
non sei nemmeno questo
ma un gancio calato dal cielo
che ho scambiato
con sottile perfidia
per un gancio da macello
ma verrà il giorno
magari oggi
che tu non sarai
che quello che sei stata. | |
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