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Che diavolo sprecato,
quelle ghette,quel frac,
tutta quella simpatia,
quando suona a catinelle,
nell'odor di un camerino,
mentre lui li odia tutti,
quei romantici,
i sorrisi,
i baci al buio alla sua musica,
lui che è brutto,
farabutto,
sciamannato,
bestemmione e incatenato,
nel suo ruolo di pianista,
di poetico onanista
della nota.
Lui che scruta il suo segreto
tra le righe allo spartito,
e tra i denti stringe un cuore
che non batterà mai più.
Fitte nebbie del passato
non ancora incatenato
ammantato il suo avanzare
e ancor giovane il peccato
che il cappoto gli ha arrossato:
l'ammazzar dell'ammazzare.
Ora baciano il suo suono,
stolti,
imberbi,
innamorati,
lui che libero, ascendente,
sputerebbe in faccia a Dio.
Ma legato e sì il pianista,
il passato è turbinoso,
clandestino è il suo campare,
lui che è Sodoma e Gomorra,
lui che è vento, che è tempesta,
lui che uccide e si reinventa,
controvoglia.
Notte ed è gremito il bar,
più che sempre,
anche i pappa hanno bisogno
di sognare questa sera.
E il pianista che li incalza,
che li incanta, che li ammanta,
con stupito suo piacere.
A metà di una sonata,
egli accenna anche un sorriso,
ed è lento che il ricordo
si trasforma in verità.
Rumoreggia il bar che beve,
più di sempre,
ormai è rumore,
ed or fragore,
la scoperta di un tumore
che il pianista avea rimosso!
Che non fu di lui il peccato,
sì, lui era sciamannato
sciroccato
incattivito,
ma fu lui che fu ammazzato!
Fitte nebbie del passato
non ancora incatenato
ammantato il suo avanzare,
ma dell'altro!
E ancor giovane il peccato
che il cappoto gli ha arrossato:
l'ammazzar dell'ammazzare.
E così lui bestemmione,
è costretto qui a suonare,
nelle vene dell'inferno,
In quest'antro buio, eterno,
per la gente che ha peccato,
le cui colpe ora lenisce
col candore delle note.
Sguardo torvo,
tre gradini ed è sul palco,
ed attende
incattivito
che il suo posto sia affidato,
ad un tristo ancora vivo,
cioé colui che l'ha ammazzato.
Così salirà nel cielo,
senza pace e senza frac,
per sputare in faccia a Dio! | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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