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Frangonsi e si rincorrono minute e crespe onde
sui grigi e smussi rotolanti sassi scivolando,
che alla vista balzan per cristalline acque
mentre lenta io scendo in questo disiato mare.
Complice mare che dagli acerbi anni lontani
sempre accoglienza dai alle mie membra amanti,
quasi schernendo del tempo la trista alabarda
che ogni cosa muta e tutto alla fin disgrega.
Lascio che il sole che a me davanti sale
lento e tiepidamente il mio viso faccia suo,
mentre in luminose scintille di oro dipinge
l’ondulata e tremula distesa gli occhi abbagliando.
Lenta mi muovo, lenta ed in pacata danza
in consapevole connubio con l’ancestrale madre,
godendo ancora del tardivo altrui riposo,
che mi rende padrona dell’istante che respiro.
Lenta mi muovo e sospesa facendomi cullare,
ogni pensiero lasciando scivolare a ripulir la mente.
Ancora lo smeraldo del fondo di rotondi massi,
da alghe abbarbicati, mi stupisce e cattura.
forse antica promessa nei lustri mantenuta
che esorcizza gli incubi della mia ansia di abbandono.
Tutto mi pare essere rimasto intatto come allora,
uno scoglio, una casa ed il verde che tinge la collina,
delle genti native il riso e la parlata speciale,
delle cicale il ritmico frinire e l’odore della terra.
Uno dopo gli altri i cicli del sole si sono avvicendati
in questa baia urlante vestita dei colori tutti,
piccolo paradiso di bellezza sempre preno,
mia tana e nido, mia certezza e cura. | |
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