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Quanno ch’a ‘na perzona sana e forte,
je capita ‘n malanno da sta’ mmale,
de corza vie’ portato all’ospedale,
pe’ ffaje aripia’ la bbona sorte.
E come pe’ ‘na serpe che j'ha morzo,
la machina che strilla e sse dispera,
se ‘nfila, frena, accellera in maniera,
d’ariva’ ‘n tempo pe’ pporta’ er soccorzo.
‘Nvece, quanno ce semo finarmente,
ar malato che già sse vede morto,
er medico je fa tajanno corto:
” dovete d’aspetta’... sei poco urgente! ”.
” Ma io sto male... ” pi’e strilla er pazziente,
” mica de ‘na pajuca sto a ffa ‘n trave... ,
fra ‘n po’ agonizzo e ancora nun so’ grave? !? ,
e quanno crepo? ‘n ze po’ ffa ppiù gnente? !? ”.
Ar sanitario (spero ‘n bona fede) ,
nu’ je se cambia manco un po’ er colore,
ccosì er disgrazziato du’ tre ore,
le passa a prega’ er celo si cce crede.
Lasseno ad aspetta’ li guai de fora,
a vorte stanno, a ricuci’ panzette,
ma più che spesso fanno du’ scopette,
forse speranno che quarcuno mora?
Ne' 'r nome de l’Ippocrate ‘sta ggente,
s’atteggia sempre più a Padreterno,
e come pe’ chi vince a lotto er terno,
vo pia’ li sordi senza fa più gnente.
Ar pubbrico soccorzo si c'arivi,
voressi da trovacce chi te cura,
oppuro nun dovemo ave’ premura,
speranno solamente a sorti’ vivi?
Piesse:
‘Sta SANITA’ si l’anagrammi bbene,
ce poi da tira’ fora ‘na TISANA,
perciò quanno ch’er fisico te frana,
fatte ‘na camomilla te conviene.
Piessedue:
Li medichi ce so’ che n’ fanno liscio,
puro si c’è quarcuno ‘n po’ più mmoscio,
m’a quelli che nu’ vvonno er conto roscio,
hai da sta’ ‘ttento puro a daje er piscio. | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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