Mi perdo,
in quei pensieri disattenti
fermi sulla soglia
del dispiacere,
quando nel pensarti
mi sento un albero spoglio
deriso dal freddo.

E ti penso, quando
affogando nel disordine
delle mie notti insonni
mi ritrovo a sfilacciare
parole dettate dalla rabbia.

Ed affacciandomi alla finestra
di quelle speranze ormai sopite,
di te non resta che un’eco lontana,
giorni che piano piano si dissolvono,
e lentamente dimentico
anche il tuo sorriso.

Se potessi,
d’un tratto tornare indietro,
sceglierei con cura le parole,
trattenendo quelle sputate
in malo modo
in un mare di rabbia.

Potessi, con un gesto
riavvolgere il nastro,
ti direi di come i giorni precipitano
in un pozzo senza fondo,
lì dove mi si affanna la mente,
nel cercarti ogni notte,
tra lenzuola di ricordi,
e tra coperte pesanti
di amari rimpianti.

Ma non resta ormai
che una silenzio assurdo,
che muto continua a vagare,
per terra, per mare,
lì dove l’orgoglio
ancora non ci lascia parlare...