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Quanno appena ‘o spicchio d‘aglio
s’è ‘ndurato dint’ all’uoglio,
tu ‘e mmiette int’ ‘a tiella
già sfrunnati e già lavati.
Quanno po’ siente l’addore
tu l’avuoti e po’ l’aggiri
sempe cu ‘na cucchiarella.
Si però, forse te piace,
piglia pure tre sacicce,
chianu, chiano ‘a sotto ‘e ffoglie
cu ‘a furchetta tu ce ‘nfizzi,
aspettanno ca se ‘ndorano
e ca cagnano ‘e culore.
Stuta ‘o ffuoco da tiella
arrevaca int’’a nu piatto
a sfriddà diece minuti.
Quanno po’ nun ne puo cchiu
me ne daje ‘na purziuncella
pecché chello ca ne resta
maritiè t’’o magne tu!
Traduzione
Non appena lo spicchio d’aglio
si è indorato nell’olio
tu li metti (i friarielli) in padella
già privi di foglie eccedenti e lavati.
Quando poi senti l’odore
tu li volti e li giri
sempre con un mestolo (di legno).
Se ti fa piacere
prendi pure tre salsicce
che piano piano infili
sotto le foglie con una forchetta,
aspettando poi che indorandosi
cambino colore.
Spegni, poi, la fiamma sotto
la padella e versa i "friarielli"
in un piatto attendendo dieci minuti
che si raffreddino.
Quando poi (per l’acquolina in bocca)
non resisti più.
a me, ne dai una piccola porzione
e ciò che resta, " maritino".
lo mangi tu. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Osservando mia moglie cucinare una frittura di "friarielli" una verdura propria delle nostre terre campane, le chiesi come cucinarli anche io e lei mi rispose in italiano ciò che ho tradotto in dialetto napoletano la mia lingua madre. Spesso con " Friarieli" si friggono anche delle salsicce. ne deriva un piatto della cucina tradizionale napoletana.» |
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Bella scenetta, pur se preferisco le cime di rapa. (Antonio Terracciano)
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