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“Somiglio troppo a te che sei mia madre!
Perché m’hai fatto nascer così brutta?
Ho diciott’anni, non mi vuol nessuno,
mi sento tanto triste, son distrutta!
Le mie amiche hanno il fidanzato,
domani se ne vanno tutti in gita
ed io rimango sempre sola in casa,
mi sento abbandonata ed avvilita!
Dov’è quell’uomo che t’ha messa incinta?
Non m’hai svelato mai chi è mio padre,
la sua identità me la nascondi,
oppure non la sa neppur mia madre?
Non mi rispondi? Dimmi qualche cosa!
Così io sto vivendo in un mistero!
Avanti parla! Cosa t’è successo?
T’ha mai amata in modo assai sincero?”
La madre pur con il magone in gola
le disse: “Raccontar quell’avventura
d’amore rivelatasi nociva,
ogni qualvolta tremo di paura
da non riuscire mai a confessare
quell’atto di violenza c’ho subito
nella sua casa dopo aver bevuto
e lui del gesto non s’è mai pentito!
Potevo denunciarlo, ma l’amavo!
E quando poi gli dissi ch’ero incinta
lui si girò e se ne andò per sempre,
la confessione fu così respinta!
Son stata tante notti a meditare
con il proponimento d’abortire ...,
ma c’era come un freno nel mio cuore
che mi spingeva a non intervenire!
Avevo in corpo una bambina mia,
provavo un gelosissimo sollievo,
potevo ancora scegliere l’aborto,
però in verità ... io ti volevo!
Il primo amore m’è costato caro,
non ero bella, sempre rifiutata
dagli uomini soltanto cacciatori,
l’esame dell’amore m’ha bocciata!
Così decisi di tenerti in grembo,
mi sono fatta in quattro a lavorare
per mantenerti col più dolce amore,
ti stavo accanto pure per studiare!
Adesso che sai tutto che vuoi fare?
Ti sei pentita d’essere mia figlia?
Ho rinunciato ai sogni dell’amore
per dedicarmi solo alla famiglia! ”
[/]Squillò il cellulare e la figliola
rispose: “Pronto? Ciao Elisabetta,
volete che io vengo a quella gita?
Vi servo a dire qualche barzelletta?
M’avete rimediato un ragazzotto?
Non ho bisogno d’essere rimpianta,
mi spiace, vi ringrazio dell’invito! ”
E spense in cellulare alquanto affranta!
La madre la riprese: “Chiedi scusa!
Elisabetta è una cara amica,
sei tu che li rifiuti i giovanotti,
non comportarti come una formica!
Avanti esci, vatti a divertire
e poi, stasera, mi racconti tutto,
sei giovane, non stare chiusa in casa!
Però sta’ attenta a qualche farabutto ...!”
La figlia le rispose: “Dopo quella
violenza c’hai subito ho il cuore in gola
per quella sofferenza c’hai patito!
Non voglio abbandonarti qui da sola! ”
La madre aggiunse: “Forse ho fatto bene
a confessarti la disavventura
di cui son stata vittima innocente!
...Adesso vai! E non aver paura! ” | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Le varie vicissitudini del passato si cerca di tenerle nascoste fin quando poi arriva il momento opportuno di rivelare tutto e svuotarsi di quel peso nel cuore che ci stava soffocando nel tempo. Qui c’è la confessione di una donna violentata che si è voluta tenere la figlia perché era il frutto dell’uomo che amava perdutamente, ma che lui neppure vedeva lontanamente. Purtroppo sono cose che accadono nella vita e che vengono alla luce solo quando è veramente necessario per amore dei figli.» |
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