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Intorno vedo i tetti delle case,
lontano c’è la vetta del Velino,
un monte con tre cime sempre invase
da neve, un panorama sibillino.
Il sole spesso resta rintanato,
le strade del paese son deserte,
un silenzio di tomba, il vicinato
non mostra più le sue finestre aperte.
Ottobre, tempo freddo e cielo scuro,
i forestieri sono andati via,
non c’è nessuno, adesso di sicuro
concluderò quest’ultima poesia.
Però mi spiace starmene da solo,
la gente mi faceva compagnia,
ognuno di coloro aveva un ruolo
e dava dei sussulti di allegria.
Bisognerà aspettar la nuova estate
per ora non ci sono avvenimenti
che incombono dappresso e le ballate
per dieci mesi resteranno assenti.
A volte la continua confusione
ci arreca quasi un senso di fastidio,
però in confronto ... a la desolazione
mi fa pensar, ... ma sotto sotto invidio
la gioia pel magnifico folclore
che destano ad agosto con il sole
le donne, sempre ricche di splendore
e bruciano milioni di parole.
Adesso c’è un silenzio innaturale,
di tanto in tanto appare un uccelletto,
si gira in modo alquanto prudenziale
e, poi, rispicca il volo giù dal tetto.
Mi devo rassegnar per altri mesi
a vivere da povero eremita,
coi giorni sempre uguali, assai distesi,
ma privi di valori della vita.
Si sente ancora il gelo dell’inverno
coi suoi rigori da tremar la pelle
e da bramar le fiamme dell’inferno
per riscaldare almeno le mascelle!
Il freddo qui in montagna è micidiale,
si arriva a dieci gradi sotto zero,
la neve è una compagna stagionale,
il sole è quasi sempre prigioniero
di nubi dense, tetre, minacciose
che invitano a restare chiusi in casa,
giornate intere apatiche, nervose,
con la memoria flaccida, pervasa
da insipide idee, inefficaci.
In casa c’è il camino ancora acceso,
con le scintille vivide, capaci
di renderci l’ambiente più disteso.
Però i pensieri tornano all’estate,
laddove si respira un’altra aria,
con tante belle e magiche serate
che rendon l’esistenza un po’ più varia.
La vita che si svolge in un paese
è ben diversa da chi vive al mare,
qui non si hanno mai troppe pretese
e ci si adagia a quel che si può fare.
Al Sud, al mare, già dal primo maggio
s’inizia a coltivar la tintarella
mostrando qualche strano tatuaggio,
la vita sulla spiaggia è assai più bella.
...Invece in un minuscolo paese
ch’è privo di ritrovi e diversivi,
il tempo è un elemento assai scortese,
ci fa sentire apatici... e inattivi! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Un momento di riflessione affacciato alla finestre. L’estate è finita, i forestieri sono tornati alle loro case, ora regna il silenzio più assoluto, si ritorna alla monotonia di tutti i giorni, apatia e tristezza nel vedere le strade deserte, i tetti bagnati di pioggia, un senso di mestizia che pesa sul morale, ma la vita è questa per chi abita in un piccolo paese di montagna, in città è diverso, si vive tutti i giorni l’atmosfera sfrenata del correre e del frastuono del traffico, due diversi modi di vivere la vita.» |
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Anche per questo le montagne si spopolarono... (Antonio Terracciano)
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