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Riportami al vento,
alle spire stringenti del vortice da cui discesi.
Celeste volteggio senza brusio,
solo silenzio.
Lontane le spume biancheggianti,
le voluminose creste che imperano all’orizzonte,
perenne.
Lontane le forti mareggiate che insolentivano i tardi risvegli
sul lido soleggiato.
Riportami all’onda abbattuta nella tempesta più nera,
anche se ne fui travolta,
frammestio dell’eco mi risuona,
boccheggiante,
il gorgoglio del tempo.
Riportami alla musica dei balli cortesi,
alle fiumane d’inchini per un dolce invito alla luna
che si mostra come bella creatura.
Riportami a una vita nuova,
appena vissuta nei cristalli di pura acqua di pioggia;
all’amabile sole pungente sui fiori sospiranti
l’amore di primavera.
Riportami al vissuto, non più mio,
fuggitiva ombra nei meandri nascosti
dove sola si asciuga le lacrime.
Romita bacia la terra che l’accolse,
riarsa dalla siccità;
bacia il sacro costato della nuda roccia
ferita dai raggi roventi che imporporano il cielo.
Ancora si vive, sui campi zappati dal vecchio cuore
che si maledice,
affezionato a un fazzoletto di zolla ansimante,
di là dal mare dove abitano i sogni
di un’infanzia perduta.
Lasciami al vento,
in ogni direzione saprò riconoscere la mia casa. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Molto apprezzata. Un caro saluto Daniela (Giacomo Scimonelli)
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