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♦ Michelangelo Cervellera | |
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Io non mi fido più del mio cervello,
perché la sera è un fiume effervescente,
m’ispira più di cento versi in fila ...,
ma la mattina ... non ricorda niente!
Dovrei alzarmi e scriverli su carta,
ma vengo preso dalla sonnolenza
che apatica m’induce a stare a letto
in preda ad uno stato d’incoscienza!
Appena sorge l’alba ho gli occhi chiusi,
mi sforzo per potermi ricordare
almeno i primi versi, ma il cervello
non mi permette più di rammentare!
Mi spremo molto a lungo le meningi
al fine di trovare qualche rima
che possa riagganciare le parole ...,
ma inutilmente, non c’è alcuna stima!
Allora cerco di tergiversare
con i meandri della fantasia
per inserirmi in quella strana trama
che il sonno pieno s’è portato via!
Mi fa una rabbia ripensando a tutti
quei cento versi fatti su misura
per quella storia ... che inutilmente
mi sforzo a recepir, ... che fregatura!
Eppure c’è qualcosa nella mente
che spinge la pazienza ad aspettare
con la speranza che durante il giorno
qualcosa possa alfine ritornare!
Invece niente! Buio nel cervello ...,
nessun indizio, qualche frase viva ...,
un termine, la metrica, lo stile ...,
nessuna provvisoria alternativa!
Durante il giorno nonostante avessi
provato e riprovato a ricordare ...,
vedevo solo una fitta nebbia
che non svelava alcun particolare ...!
La sera mi son messo nuovamente
a letto con lo sguardo sul soffitto,
vagavo e costringevo la memoria
a qualche miserevole profitto!
D’un tratto come un lampo prodigioso ...
...il primo verso, poi il secondo verso,
il terzo, il quarto e tutta una trafila
di rime e senza porre tempo avverso
ho preso carta e penna e piano piano
l’ho scritti tutti come un fiume in piena,
quei cento versi che la mia memoria
mi stava sussurrando di gran lena!
Al termine un sospiro di sollievo!
Avevo i fogli scritti in tutta fretta
davanti a me, la lirica era salva!
Sconfitta la paura maledetta
di non riuscire più a ricordarla!
E questo per restare dentro il letto!
Da oggi c’è il quaderno sul cuscino
e pronto ad ogni minimo versetto
a immortalarlo sopra il foglio bianco,
così da non cadere nel tranello
d’allontanare tante e tante strofe
che nascono di notte nel cervello!
Mi succedeva che per indolenza
di non andare sulla scrivania
perdevo ad ogni notte quasi tutti
i versi della nuova poesia!
Stanotte, invece, per un paio d’ore,
con l’abat- jour accesa accanto al letto,
ho scritto quattro liriche volanti,
l’ispirazione le dettava a getto!
E finalmente, stanco e soddisfatto,
mi sono nuovamente coricato
ed al mattino, dopo aver dormito,
sentivo il cuore lieto e riposato! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«A volte mi prende l’apatia stando a letto e fidente della mia grande volontà mi addormento dopo aver ideato centinaia di versi in rima e in metrica. Ma al mattino la mente annebbiata dal sonno non ricorda più nulla, in questo modo indolente ho perso almeno 5. 000 poesie complete, mi fidavo troppo di me stesso, ma ora arrivato alla soglia degli 85 anni non posso più fidarmi di me stesso, i riflessi non sono più quelli di una volta, pertanto come dicevano gli antichi, ... carta canta e il mettere nero su bianco resta indelebile per tutta la vita.» |
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Di notte talvolta perdiamo le poesie più belle... (Antonio Terracciano)
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