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Cammino per questa,
città d’asfalto,
tra i gas di scarico,
e i lamenti delle ambulanze,
cammino solitario fra le vie,
facce sconosciute
mi passano accanto,
ogni faccia una raccolta,
di storie, impregnate
di gioia e dolore.
Mi passano accanto,
svoltando in qualche vicolo,
perduto e svaniscono
inghiottite dalla routine
giornaliera,.
La routine giornaliera,
di una città d’asfalto
imprigionata dal grigiore
freddo dell’indifferenza,
e dell’incompressione.
Cammino solitario,
tutto intorno,
le lacrime danzano
con le spine che
l’hanno generate.
Danzano come danza
vorticoso
il ricordo del tuo viso
ora lontano,
ora in qualche posto
sconosciuto,
un luogo, una via,
una casa, lontani.
Ogni cosa, ogni persona,
vestono la tua essenza
profumano di petali di rosa,
il profumo della tua pelle,
e il tuo sorriso,
si specchia come un miraggio
nel vuoto della mia anima,
in crisi.
In crisi d’astinenza,
mentre cammino,
cammino,
in questa città d’asfalto.
Torno a casa e l’incubo
della realtà si dipana
di fronte a me,
si dipana di fronte a me:
Mia Madre lentamente,
inesorabilmemte,
è stata mutata,
da un male oscuro,
nell’ombra di sé stessa,
un’ombra bambina,
un’ombra timorosa.
Non conosce il nome
delle cose,
non ha più ricordi,
non ha più date,
da memorizzare.
Ha creato il suo
vocabolario personale,
che solo lei,
chiusa nel suo mondo,
può decifrare.
Come vetro si può spezzare,
involontariamente,
come vetro si può frantumare.
Presto, entrerò da quella porta,
la porta che porta
ai dolci e al pane,
e finalmente ti rivedrò,
e finalmente ti ritroverò.
Questo rende sopportabile
l’inflerno,
il tuo miracolo che si compie
di fronte a me,
in una città d’asfalto,
tra i gas di scarico,
e I lamenti delle ambulanze,
dove le lacrime danzano
con le spine che
l’hanno generate. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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