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Riposo sotto il salice nell’orto
e guardo in alto verso il cielo terso.
Pervaso da quel magico trasporto
nel fiume dei pensieri sono immerso.
A me daccanto qui sul tavolino
ad allietarmi e farmi compagnia
un vecchio libro e giusto un po’ di vino,
che centellìno. E con la malvasia
e i suoi mille sapori sciolti in bocca,
mi prende quella dolce sensazione
di rilassata quiete che ti tocca
e ti sospinge alla meditazione.
Innalzo verso il cielo il mio bicchiere,
quel limpido dipinto del Creatore
che è casa di colomba e di sparviere,
che teatro è di rapine e anche d’amore.
Lo sguardo poi s’indugia sul terreno;
un brulichio d’insetti qui ai miei piedi,
trasportano fardelli. Il mondo è pieno
di dubbi e di risposte che non chiedi.
Il vino mi racconta la sua storia,
parlando senza dire una parola.
Scolpita ormai com’è nella memoria,
dai miei pensieri a te, lettore, vola.
Come tutti, dal grappolo lui nacque,
da quella stessa terra e quella chioma
e nella botte infine a lungo giacque,
per maturare il suo fragrante aroma.
Nascendo uguale agli altri, si allontana
per acquisire personalità.
Che singolare idea, improvvisa e strana
analogia! Come all’Umanità!
Nasciamo tutti uguali. E differenza
non v’è finché crescendo, nella vita,
per indole, istruzione ed esperienza
che sia essa voluta o già subìta,
non lasci in noi quel segno, quell’impronta
che ci distingue dalla massa informe.
E quando il sole, pallido tramonta,
volgendoci vedremo nostre òrme;
E se disciolta venne ogni catena,
di quel cammino valsa fu la pena. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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