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«effettivamente, la poesia creata in clima natalizio, due anni fa, spulciandola, mi ha fatto capire, la mia nostralgia, per i veri valri del santo Natale ormai perduti, nell'era posto consumismo si sente nell'aria la voglia di Natale per tutti noi!» |
Inserita il 16/12/2007 |
Dove, siete,
sperdute zampogne,
dei miei natali, gioiosi e gai.
Scie di dolci odorosi,
di finocchi e fichi secchi,
guardati a vista.
Natale gioioso al focolare,
prima della nascente televisione,
mie fiabe, di labbra conosciute.
Racconti, di castagne e ceci,
noci e mastazzola,
è festa di Natale.
Pane col finocchio e fior di maggio,
Zampogna che cantavi, la venuta,
dolci e tempi buoni.
Baci e riverenze ai nostri cari,
che, benedicono i figli al focolare,
come, facevano i nonni dei nonni miei.
Casse panche,
dal contenuto assai prezioso,
dolci, pane, ed altro fatto in casa,
dolci, e perdono dei miei cari.
Amore trasparente universale,
la chiesa era pilastro dell’evento,
univa laici, e scettici soggetti.
Modestia e povertà, sempre a braccetto,
allora era amore unico del tetto,
l’amore predicato era sincero.
Bastava un po’ di pane, ed un compare,
per rendere felice,
il cuore di un bambino.
Neve mai vista al mio presepe,
un vivere felice figurato,
pecore e mucche scaldavano la stalla.
Viandanti guidati da una stella,
stella mattutina e luminosa,
indicando la strada con la scia.
D’un Dio d’amore e di dolcezza,
riempiva i cuori a casa mia,
sperando, tutto un mondo, di bontà. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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