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«Ritengo che possa essere utile, a sostegno della mia tesi sull’innamoramento (soprattutto sul primo) espressa nella poesia, riportare alcune parole del sociologo Francesco Alberoni (in "Innamoramento e amore", ed. Garzanti, 1979, pagg. 64 e 66): "Nessuno si innamora se è, sia pure parzialmente, soddisfatto di ciò che ha e di ciò che è. L’innamoramento scaturisce dal sovraccarico depressivo e questo è una impossibilità di trovare qualcosa che ha valore nell’esistenza quotidiana. Il ‘sintomo’ della predisposizione all’innamoramento non è il desiderio cosciente di innamorarsi, il desiderio intenso di arricchire l’esistente; ma il senso profondo di non essere e di non avere nulla che vale e la vergogna di non averlo. Ecco il primo segno della preparazione all’innamoramento: il senso della nullità e la vergogna della propria nullità. Per questo l’innamoramento è più frequente nei giovani, perché essi sono profondamente incerti, non sono sicuri di valere, spesso si vergognano di loro stessi. (...) Talvolta tutto inizia con una delusione profonda, radicale su noi stessi o su ciò che abbiamo amato. Può essere una malattia grave, il fatto di essere stati a lungo trascurati, o un cumulo di tante e tante delusioni che abbiamo sempre negato. (...) L’innamoramento non è desiderare una persona bella o interessante; è un rifacimento del campo sociale, un vedere il mondo con occhi nuovi. "» |
Inserita il 15/03/2019 |
Cinquanta anni fa, quando correvo
dietro al mio primo amore immaginario,
la verità io certo non sapevo:
pensavo fosse un fatto straordinario.
Di realizzare il sogno io credevo
di mia vita, colmando assai il divario
fra ciò ch’ero e ciò che mi proponevo
di essere, con atto un po’ elitario.
Ci volle molto tempo per capire
che quella scelta, quel corteggiamento
erano solo un modo per uscire
da ciò che non amavo in quel momento:
la scuola frequentata, ed il fluire
del tempo senza mai alcun bell’evento. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Riflettendo, non è così anche per le poesie? Quando le scriviamo, non proviamo sentimenti simili a quello del primo (e di altri) innamoramento? Non cerchiamo di evadere da qualche infelicità del momento? Una differenza è che l’infatuazione per le proprie poesie (un’infatuazione solo apparentemente più narcisistica) dura molto meno, un’ora, o qualche giorno al massimo...» |
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