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Da Cielo in terra, e, poi, da terra a Cielo,
le grazie vanno, lungo scie di luce;
bontà d’Iddio, Vita in le strade adduce,
elle Lui aman, con soave zelo;
candida e pura ivi è Sua neve, e, gelo
distilla essenze, cui ghirlande cuce;
flora tramanda onore che là su c’è,
dal Sir di lei nel mistico, ampio, velo.
Madonna umìle ambrosia dal re porge
a poeti e bardi, vati trascendenti;
le ancelle ella seguan, con omaggio;
a oriente l’aura ossequia il Re Che sorge,
Quale il Pastore, Amato dai Suoi armenti;
bea dal Beato l’alma saggia, in saggio...
...lo stilo traccia, tal sublimi Accenti. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«I "bardi", in riga decima, sono i cantori di odi, nella Firenze medievale. Il sonetto di oggi accenna alla sacralità della luce divina, la quale, mossa dal Cospetto di Iddio Altissimo, discende, soave, mediante la santità mariana, ai poeti del Divino.» |
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Un sonetto in bello stile... antico sf. Buona serata (Alberto De Matteis)
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