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Oh Trieste! oh melliflua, eterna fiamma
di vecchi ardori! oh riposo perenne
per gli ignoti guerrier! Tomba insepolta
consacrata a’ le lagrime de’ vedovi
cuori! Oh Trieste, città mia fatal!...
Quanti fiori si posano su’ tuoi
sassi di marmo ireneo e falbo! Lugubre
vaticinio di Morte prepotente
nella voce del vento che ti prende,
e lontano ti adduce per i marzii
campi! Quanti dolori di fanciulle
che i figli crebbero in preda a’ l’assenza
di maschie braccia si propagan lungo
l’eco del mare sloveno! Eran essi
i figliuoli d’Italia! Erano i biondi
fanciulli del Danubio! Erano i prodi
che le Valchirie chiamarono a sé!
Oh Trieste, crudele ambita meta
di Sogni d’innocenti ardor di Patria!
Potea non richiamar a te l’onor
a Lissa ricoverto di onde e fango?...
Dimmi, Trieste!...
Quante vendette irredente ti mossero
incontro! Quanta viltà eroica e folle
nel tradimento de’ i mendaci amici!
Quante tombe hai scavato a gioventù
che da ogni parte delle trincee eterne
a’ le sue essenze rinunziò e a’ la Vita!
Quanti volti hai veduti a trapassar!...
Oh Trieste! i nipoti delle vedove
a te rendono i loro omaggi... a te
a piangere si portano, oh sepolcro
degli antenati ossami per le vie
che da Trento a Kobàrid sègnan ombre
di spettri di certami impenitenti
ne’ ricordi! Oh Trieste! deh, rimembra
que’ giovinotti imberbi che si uccisero
or vicendevolmente e senza pièta,
tra gli scoppi d’un tuono e d’un fucil!...
A tanto giunse l’umana malizia!
Oh Trieste! ora piango per il povero
contadino d’un calle d’italiane
contrade: egli volea far qualche soldo
e ricco ritornar a’ la sua bella.
Cadde sul San Gabriele; e sol per te!
Piango pe’ il giòvin studente che urlò
l’ultimo addio a’ le sue Lettere in preda
all’assalto notturno! All’operaio
che all’armi corse risognando l’attimo
ribelle in cui il padron l’avrebbe udito:
ad Asiago spirava, e sol per te!
E piango per l’Austriaco e il Tedesco
vittima anch’esso di questa follia;
per la giovine mano che insipiente
e zolfo e cloro lanciava di Notte,
pria dell’assalto malvagio e mortal!...
No! Trieste! non sono uno de’ pazzi
che la Nazione esalta! Ascolta e grida:
"Maledetta la guerra, oh genia stolta
d’un piccin mondo schiacciato dal Sole!
Sia negletto il dominio d’istranieri
empi e difformi dall’oro e dal lauro!
Maledetto il voler de’ grandi Cesari
che a Morte dannano i Popoli lor!".
Ma almen proteggi Italia da’ suoi mali!
Oh Trieste non far che via si mandi
mossi da’ fasci l’inerme istranier! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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