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Pargol divini, fanciulletti onesti,
discreti vanno, ognun sulla sua via,
insieme, nei doveri antichi, agresti;
promessi furan, uno a uno fia
negli anni dato, a la sua degna sposa;
già ella impara, e sa chi per lei sia.
Nessun guardare al giorno ancora osa;
stima, interiore, laudi nel dovere
silenti, poiché spirituale chiosa.
Sentire è più importante che vedere,
l’ossequio quieto fugge dal frastuono;
Pace superna, quale in alte sfere.
Sogno profondo e grave come tuono
in visione; Luna soave, amica;
Notte dei tempi; unico, almo Suono...
...mantiene, il Sire, la Sua Voce antica. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«In un sogno comune a ciascuna gentilissima, a età di fanciullezza, compare la Notte dei tempi, del destino, della Pace vera e beata, quella eterna dell’anima. L’intermediazione del coetaneo promesso rispettivo, in tale Visione, è discreta, nel contempo simbolica e reale. L’evo medio, riferimento centrale delle memorie, è la reminiscenza del divino. Il Libro della Vita, come un Giglio di petali infiniti ed in bocciolo, prende, allora, a profumare. Il Verbo Che trascende Ne è Essenza; Novella buona.» |
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