Da te sono fuggite per coniare la torre d’oro
e fra mura preziose, curioso, sei andato.
Ma strilla così forte la rabbia in te, adirato,
da non sentir le loro voci cantare in coro.

È sfavillio, è luccichio, è scintillio ed eleganti
ti salutano col baciamano.
Ma poi, di nuovo, corrono lontano
a firmar l’ addio solenne con sillabe di diamanti.

Se Parole Belle con te non san restare
è perché in esse nessuna luce sai vedere.
O gialle, o rosse, o blu per te son sempre nere
e Pace Eterna mai potrà brillare.

Taci Foglio! Ascolta il loro cantare.
Non esser cieco, mentre accendono il falò canterino.
Sbèndati e vedrai scintille dar luce al tuo cammino.
Accoglile a briglia sciolta e lasciati abbagliare

perché si veston d’ una bellezza più che divina.
Con te navigherebbero fianco a fianco
ma per la rabbia e l’ira che in te stanno
a te più nessuna si avvicina.

Per cos’ hai addestrato le pupille!
Tu, che ti credi amico della scienza.
Per cosa gli occhi se hai solo diffidenza.
E solo lacrime ti son rimaste per cercar le faville.

Dove nascondono la cenere, dove si sono spente?
In che pagina, libro, taccuino son volate?
Nelle tue righe ora ci sono quelle sbagliate
e tu, Foglio, piangi perché non hai più niente.