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«Talvolta ho l’impressione che scrivere in metrica (e quindi anche comporre sonetti) sia un dono di natura, al quale non sono estranei, forse, anche dei geni toscani (e un mio bisnonno, come poi anche il fratello minore di mia madre, si chiamava Torello, nome particolarissimo, di un sant’uomo del Duecento venerato praticamente solo a Poppi, in provincia di Arezzo) . La metrica è innanzitutto una questione di orecchio, al quale essa deve "suonare" (da cui la parola "sonetto") bene. Solo in seguito viene il controllo sillabico, il quale comunque è non raramente diverso da quello comunemente impiegato per la divisione in sillabe di frasi prosastiche, esercizio, questo, tipico della scuola elementare. I "rimproveri" che mi fanno il Cantoni e la Vercelli riguardano essenzialmente, mi pare, una presunta sillaba in più a causa delle parole "sia" e "mia": essi non tengono conto che in poesia siffatti termini hanno due sillabe se sono alla fine del verso, ma una sola nelle altre posizioni. Per quanto concerne, poi, l’ulteriore "accusa" della Vercelli, quella, se ho ben capito, di avere fuso in un’unica sillaba " - mi" e "è" (accentata), ricordo che ciò è stato possibile perché la vocale che precede quella "è" è una "i" (potevano essere anche una "u" o un’altra "e", nel mio caso): l’operazione è vietata (o, meglio, sconsigliata) solo quando la "e" accentata è preceduta da un’altra delle restanti due vocali.» |
Inserita il 28/07/2018 |
Non è facile scrivere un sonetto,
con le sue rime tutte quante a posto,
e che metricamente sia perfetto,
ma che non sia del fumo senza arrosto.
Deve sforzarsi alquanto l’intelletto
per evitare i versi ad ogni costo,
per realizzare un valido progetto,
dove un significato sia riposto.
A me questo riesce solamente
in qualche rara, singola occasione,
se sgombra da problemi è la mia mente,
quando non urge vivida passione,
se vedo il mondo assai razionalmente,
se faccio qualche fredda riflessione. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Sento il dovere di precisare che ho cominciato a scrivere qualche modesto sonetto solo cinque o sei anni fa, invogliato dalla lettura nel sito di meravigliosi sonetti, soprattutto quelli di Lorenzo Crocetti e di Luciano Tarabella. In questa poesia ho espresso quello che io personalmente di solito provo quando mi dedico a questo nobilissimo genere poetico, ma immagino che probabilmente ciò non varrà per molti altri sonettisti.» |
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lo sai quanto posso capire e questo è bellissim (Dorella Dignola)
apprezzatissima (Rasimaco)
almeno per me, dipende dalla \"penna\"...io inizio, (Rossi Alessio)
se poi lei collabora, sonetto sia! (Rossi Alessio)
Altrimenti chi lo sa... alle volte nemmeno io (Rossi Alessio)
Un caro saluto! (carla vercelli)
Di una chiarezza adamantina (Alberto De Matteis)
la considerazione dell’Autore (Alberto De Matteis)
Terracciano, un conto è contare le sillabe... (carla vercelli)
...un altro esserne ossessionati. (carla vercelli)
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