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Mi ricordo una Pasqua da ragazzo
passata nel Mugello un dì lontano,
non s’era ancora in questo mondo pazzo
che vuol dovizia... e un pasto luculliano.
La Messa ci attendeva la mattina
in un giorno radioso senza resa,
l’uova assodate, fresche di gallina
erano benedette nella Chiesa.
Poi si sciamava fuori sul sagrato
fra strida, canti, suoni in compagnia,
c’era con noi tutto il desiderato,
assente solo la malinconia.
Il desco familiare ci accoglieva
col suo tepore dal sapor di festa,
ciascuno in grande affetto si scioglieva,
nessuna sensazione v’era mesta.
Dalla finestra mia della cucina
vedevo il verdeggiar delle colline,
sensazione stupenda e sopraffina
che provavo possente e senza fine.
Il tempo poi quel sogno m’ha negato,
dei colli mugellani lo splendore
da quell’età io non l’ho più provato
e manca, ahimè, di quell’età l’amore.
Da anni chi lo dava ora riposa
laggiù in fondo al viale rumoroso
dove finisce questa umana cosa.
Allora era un viale silenzioso... |
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bella, struggente, malinconica. ammirata senza fiato (Anna Maria Feliciotto)
Ognuno ha qualche sua Combray nel cuore, che (Antonio Terracciano)
nei versi di Lorenzo riemerge benissimo. (Antonio Terracciano)
Bella Crocetti (Francesco Rossi)
Memoria e poesia. Ottimo binomio. Complimenti. (numerouno)
Un vero incanto questa poesia! (Lara)
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