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| "Noumeno" vuole dir: "Mente divina".
Accenna, il Poeta, ad esso, nel Convivio;
Si espande, il Pensier divo, a ogni buon clivio,
in alto, in basso, ai lati, vi festina.
Al reame originale, Ei noi destina,
"sognando" il bene eterno... che, ancora, ivi ho;
medita, il Sire, e fa, a me: "Quel che scrivi, Io ho!"-
A Lui madonna, in umiltà, è vicina.
Su tali Acque spirituali espande
benevolenza, e, in ruolo di Pastore,
conforta, Ei, greggi, e mandrie, diligenti.
Rimebra, il Re, le Sue infinite Lande
trascendentali, di perenne ardore
estatico, nei profumati venti...
...Egli unge e incanta, a Essenza di quel Fiore... |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Il Noumeno è un vocabolo per il concetto, usato da Platone, di Pensiero, originalmente in Dio Sommo, quindi cogitante allo stato puro. E’ la Mente attiva dell’Eccelso assoluto Che riflette in Sé Stesso. Si tratta di contemplazione primeva e dalla prima Persona della santissima Trinità...su Sé medesima. Le scuole medievali... si appassionarono a tale Idea, non ultimo Pietro Abelardo. Stuoli, schiere luminose angeliche e sante, Ne conclamano, sugli astri nobili, le glorie.» |
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