Chiudi gli occhi, Amore mio.
Ho piegato la mia anima come una lastra d’acciaio,
dal peso dei nostri destini,
su di me.

Rotolando sui fianchi verdi
delle ombrose montagne.
Sbattendo i piedi nei rigogliosi ruscelli
del mio sangue, raggrumato tra mille
e mille pagine di grafite.

Nel suono del tuo respiro
il mio cuore ha scelto di
scendere nell’inferno e morire altre cento volte.

Ed ascolto il pianto silenzioso
sui capelli sale e pepe degli anni.
Saltando da un fosso all’altro,
nei cimiteri senza nomi dei giorni.

Ti sento accanto a me.

Recisa l’erba azzurra dei tuoi pensieri.
Rido della mia follia.
Del grano ancora giovane che cresce sulle nostre mani
e dei fiordalisi, delle api e dei mari, tatuati sulla pelle.

Delle estati che fuggono da noi, in scie rapide,
dalle gambe scarne.

Acqua corrente. Pozzo senza suoni.
Ecco cosa sono.
Scolorendo il rosa sulle guance, il rosso delle labbra.
Il tempo se li porta via.

Accarezzando i miei piedi freddi.
La mia solitudine avvolta di seta Regina.
Sinuosa e seducente dalle unghie di bronzo.

Ancora alcune stelle, vive di carne
e gelsomini bianchi, rose spezzate e polvere d’ossa

incollati al mio viso.