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E se ne viene l’ultimo dell’anno
con tutti, o quasi, che bisboccia fanno
e tentano con questa ipocrisia
di salutare l’ anno che va via.
S’imbandisce un cenone assai costoso
per dare al vecchio anno un buon riposo
con un pensiero ritenuto scaltro:
che quel che viene sia miglior dell’altro,
e si mangia e si beve a crepapelle
facendo sempre previsioni belle
riempiendoci la pancia, come suole,
che a mezzanotte, al brindisi, già duole.
Verso le tre o le quattro si va a letto
in un’ ora che porta gran diletto
poiché ci s’è voluti assai stancare
e abbiamo voglia sol di riposare.
A letto si va tutti con gran gioia
ma solo allora inizia, mondo boia,
a ritornare a gola, triste fato,
tutte le porcherie che s’è mangiato.
Comincia a darci noia lo spumante
e il panetton farcito ed il croccante,
mentre che già sentiamo i dolorini
dei troppi ingurgitati pasticcini.
E se quella serata fu ribalda
or si prepara camomilla calda
per vedere se passano i fortori
che allo stomaco recano dolori.
Di mattina alla fine ci s’accorge
che il sole fatto giorno di già sorge
e si prende nozione, non son balle,
che abbiamo un nuovo anno sulle spalle.
A mezzogiorno, già nel nuovo anno,
non è sparito ancora al corpo il danno,
inappetenti siamo e l’ avanzato
della cene di ieri vien buttato.
Ma anche quest’ anno dovrà terminare
e si farà bisboccia a sopportare
un mal di testa che ci ha martellato
e che avevamo, ahimè, dimenticato! |
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Lieto di leggervi. (Vaibhava das Vito Parisi)
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