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Rammento dei legati alti, imperiali,
gloriosi, per Fiorenza, sul destriero;
pareano cavalcar, ma aventi l’ali;
ci s’inchinava, ai nunzi del sol Vero,
per la corona, in regia cortesia;
Germania, Italia, un Reame unito, intero...
Cesare unto, che sua Essenza indìa
la via di umani, peregrini in vita;
devoti si era, a giglio e a Signoria.
Ciascuna torre al Re dei Cieli invita;
svevi gli stemmi, i gridi alti imperiali;
la fede, eterna, in cor ciascun sopita.
"Fante, ti indori quanto più al Re sali!"-
-e, le campane, il cor stringeano, forte,
alle ore, ai vespri, vas spirituali...
...urti, vehementi, for di mura e porte. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Ai tempi dello stile soave (suebus) e novo perpetuamente, l’autorità imperiale fu osannata in ciascun borgo. I mestieri fiorivano, la città trasfigurava sé medesima nei suoni di campana della liturgia delle ore. Araldi imperiali, cavalieri decorosissimi di onorificenze regali, profumo del pane sacerdotale dai forni, solennità massime. Noi rimatori di parte bianca teniamo queste rimembranze nel profondo, venerandole con assiduità e costanza votata. Folco, Baccio, Duccio, Jacopo, Cino e Lapo custodiscono sacralmente nel tabernacolo del profondo, tali immagini.» |
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