Esci da quella porta, figlio del destino.
Strade sconosciute risucchieranno la tua anima.
Gambe levigate, agganceranno i tuoi fianchi.
Specchio dei tuoi selvaggi amplessi.

Non voltarti indietro.
Statue di sale contano impronte lasciate.

Tutto quello che hai vissuto
sarà messo in discussione.
Incontrerai una fede che non è la tua.
Una donna o un uomo ti ameranno.

Odia queste mura d’argento
Prigioniero
per tanto tempo.
Spacca la malinconia
ma non farti veder piangere da nessuno.

Cos’è un uomo nella sua fragile essenza?
Guerriero senza gloria in un mondo di matti.

Trafficanti di peccati dietro maschere senza volto.
I piedi pestano l’innocenza strappata via.
Tentacoli cadenti sulle spalle nude.
Teschi usati come coppe e gettati via.

Forse ti fermerai a creare il tuo nido
o sceglierai di essere solo,
tra tanti nidi di calce e monotonia.

Forse darai il tuo cuore
per un momento di piacere, in un angolo nascosto
che non fa rumore.

Entra da quella porta, vecchio animale ferito.
Raccontami la tua vita, riflessa in un pozzo.

Quante bocche hai baciato e quante ne hai tradite.
A chi hai promesso il tuo amore?
A chi lo hai rubato?

Voglio toccare le rughe che segnano la tua fronte.
L’argento dei capelli a cui hai legato i ricordi.
Raccoglierò i frammenti dei tuoi sogni distrutti.
Le delusioni rimaste senza parole.

Riconosci ancora, il tuo viso acerbo?
Vecchio girasole di fronte al suo tramonto.