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La vicenda del romanzo si svolge in un paese della Sardegna all’inizio del XX secolo. Lo sfondo della narrazione è il (leggi...)
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Saint Benedict Markt

fu edificato nel secolo passato
sul finir degli anni cinquanta
il tanto amato civico mercato:
e gli acquirenti che esso vanta
in mente hanno il parere radicato
di vederlo ogni dì di sana pianta.

Circondato da strade belle larghe
e di spiazzi adibiti per la sosta
di veicoli, con svariate targhe
si erge maestoso sulla costa
il colosso dove vendono bottarghe
e svariati tipi di aragosta.

Il gran complesso in mattone rosso
con ampi lucernai al piano terra
e pur sul piano alto del colosso
son testimoni del primo dopoguerra:
se il sudicio dai vetri vien rimosso
sembra di stare in una serra.

Accedendo dall’ingresso principale
oppure da quelli messi a lato
nell’aria senti l’odore naturale
del pesce, che la notte han pescato:
e appena scendi le spaziose scale
t’accorgi, quant’è vasto il mercato.

Addossati ai muri circostanti
vi son le rivendite assortite
coi pesci ancora saltellanti:
e quelle al centro son fornite
di orate e di cernie fragranti
che in breve verranno esaurite.

"Tonno del nostro mare!
dentice ancora vivo!
e seppie con l’inchiostro!"
grida un rivenditor giulivo:
"vieni al bancone e te lo mostro!"
grida un vecchietto espressivo:
"squalo infilzato col rostro
urla un ragazzo, evasivo.

Sul marmo dei ripiani
sistemati nel mezzo
i gamberi nostrani
che a gustar sono avvezzo:
li comprerò domani
se non salgon di prezzo.

Dopo che ho fatto il giro
resto meravigliato
e di nuovo rigiro
nei corridoi del mercato
ed estasiato ammiro
le varietà del pescato.

"Anguille dello stagno
e muggine ben esposto
in salamoia a bagno
lo mangio a ferragosto
e in gusto ci guadagno
con le sardine arrosto".

Mi fan venire fame
le fette di salmone
e guardando il ventarme
esposto sul bancone
non son finite le brame
osservando un cappone
ben protetto di squame
e di pinne a punzone.

La scena è interessante
perché la testa han mozzato
a un pesce spada gigante
e sopra un tonno han sistemato
la spada, col muso sanguinante
apposta per essere ammirato:
e dice a voce chiara il buon mercante
"questo è il miglior pesce del mercato".

Assiepati vicino ai lunghi banchi
fanno la fila tutti gli acquirenti
per acquistar merluzzi e granchi:
i pescatori raccontano contenti
dei pesci pescati in grossi branchi
che soddisfatti, rivendono ai clienti:
sono gentili, seppure molto stanchi
della notte passata ai quattro venti.

Cozze arselle e bocconi
devo ancora comprare
perché son tanto buoni
e han l’odore del mare:
polpi, seppie e due verdoni
scorfani e qualche fasolare
un calamaro e un paio di capponi:
ma se una buona zuppa voglio fare
aggiungo un’anguilla e gamberoni
e la zuppa è pronta da mangiare.

Or mi è venuto in mente
di visitare il primo piano
evitando, le spinte della gente:
sento ancora un grido da lontano
mentre salgo le scale lestamente
scansando qualche anziano:
a dir la verità sono impaziente
di veder qualche prodotto strano.

Nel perimetro attorno
vi sono i macellai:
nel centro, ben adorno
vi sono i verdurai
e tutti vedono ogni giorno
clienti in continuo viavai.

Son bene esposte alle vetrine
le carni con arte preparate:
guantiere di tenere fettine
e fette di pancetta ben pepate
frattaglie d’agnello e testine
trippe di manzo già lessate
e cotolette comprese di costine
bistecche di vitello disossate
polletti da far con patatine
e conigli, dalle carni risate.

In bocca già sento l’acquolina
vedendo sull’imponente vetrina
le parti della groppa bovina:
che sul camino della mia cucina
al fuoco ci do una grigliatina
e mangio la bistecca Fiorentina.

Esposti, su tondeggianti formine
gli Hamburger, di carne macinata:
capretti, agnelli e lombate bovine
porchetti con la pelle bruciacchiata
appesi in bella mostra sono infine:
sull’espositore attorcigliata
salsiccia di pollo e suine:
pancetta di vitello arrotolata
e bistecche di puledre argentine:
la bramosia s’è quasi soddisfatta
col manzo per il brodo e le galline
mancano solo frutta ed insalata.

Rimango impressionato
di quanto gande sia
il piano rialzato
lungo quanto la via:
e quanto sia dotato
di artisti in mercanzia:
ti rifilano il frutto già bacato
quasi da sembrare una magia.

Le varietà infinite
di forme e di colori
di carote appuntite
e di zucchine i fiori:
spinaci e bietole assortite
radicchio e belga per signori
carciofi, dalle foglie brunite:
patate, per poveri avventori
copettone e lattughe ripulite:
con i loro incantevoli sapori
di semplici colori già vestite
arance, finocchi, sedano e pomodori:
vi son le uve fresche e le appassite
e il mirto, dai portentosi valori:
queste pregiate vivande saporite
profuman l’aria di speciali odori.

Trovi all’interno del mercato
da vari androni attraversato
ricotta, e formaggio salato
ed del buon pesce affumicato:
soffice pan di grano decorato
e cavallo appena macellato
trovi caffe ben torrefatto
e pure dove vendo moscato:
dolci sardi e torrone mandorlato
e salumi dal gusto prelibato:
prosciutti interi, ed affettato
e scatole di tonno conservato
se così tanta roba avrai comprato
dovrai tenere il cinto più allentato.

La borsa è quasi piena
mancano la verdura con la frutta:
melanzane e peperoni per la cena
spinaci, cavolfiori e cicuta:
legumi di ogni sorta prendo appena
ma la scalogna resterà invenduta:
ravanelli e limoni son di scena
ma la borsa ormai l’ho piena tutta
che a portarla riesco a malapena
poi, ho terminato pure la valuta.

Esco dal mercatone
prendendo l’ ascensore
ma c’è pure in funzione
la scala mobile esteriore:
chi scende con l’utile invenzione
vede, davanti al piano inferiore
le invitanti bancarelle del rione
dai colori di un giardino in fiore.

E’ il più grande mercato
della Sardegna incantata:
faccio un calcolo esatto
di quanta merce è passata
e vi darò il risultato
alla seguente puntata.
gabriele vacca 04/10/2017 19:14 1| 462

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Ho dato un’occhiata, in Internet, a questo "Mercato di San Benedetto" di Cagliari, descritto con tanto amore e tanto colore dal poeta nella sua bella e lunga poesia con accattivanti rime: edificato nel 1957, è il più grande d’Europa, e si trova nel centro di Cagliari, in via Ortu. Ebbene, questa poesia è stata per me una specie di "madeleine" proustiana, perché mi ha fatto rivivere i quindici giorni gioiosi passati nel 1974 proprio in quel mercato (che magari allora non era ancora così grande), quando, recluta alla caserma "Monfenera", fui incaricato, insieme a un altro soldato, di aiutare un anziano e umanissimo maresciallo a fare la spesa viveri (soprattutto frutta e verdura) per la mensa della caserma.»
Antonio Terracciano (04/10/2017) Modifica questo commento

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