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Quel giorno il Padreterno
si desta, con il sole già alto
e col dente piuttosto avvelenato
per via di come andavano le cose
nel pianeta da secoli abitato
e da tanto, terra denominato.
Stiracchia un po' le membra
e schizza via dal letto:
poi stropiccia sugli occhi
due nocche delle dita
dopo averle bagnate
nell'acqua del catino:
mentre si specchia svogliato
si dà una mossa alla chioma
ma si ritrova invecchiato
perché da un po' di tempo
tiene la barba incolta:
ma il tempo stringe
e si prepara in fretta
per una scappatella
in massimo segreto:
spicca veloce il volo
come un giovane falco
per le vie sconfinate
dell'universo infinito
prefissando la meta.
Ma tutta la sua fretta
è priva di uno spunto
colpa del malumore, appunto:
così, indugiando si ritrova
davvero tanto svogliato:
ma come spesso avviene
rapido si riprende
così dice a se stesso
di darsi un po' una mossa:
risponde alla domanda
scuotendo un po' la testa
dalla vistosa chioma.
Dopo aver meditato
ritorna il buonumore:
riprende il volo e scende
rapidamente in picchiata
e rischia di rimanerci secco
varcando il buco dell'ozono:
arriccia forte il naso
per l'aria tanto infetta:
"solo colpa dell'uomo", pensa
e dice: "l'esile scarafaggio
è più posato e saggio
pur se vive randagio".
Ancor più sotto scende
e tra le nuvole bianche
ben celato, si adagia
per fare un riposino
nel silenzio assoluto:
ma le guardie del corpo
che occultate seguivan
con un preciso scopo
arrivan d'improvviso
cogliendolo sul fatto.
Lui, non si scompone affatto
finge d'esser distratto
ma dice un po' seccato
a Gabriel capo squadriglia:
"cerca di rispettare le distanze
e non seguirmi troppo da vicino
o ti revoco libretto e patente
di protettore del Divino".
Forse, dice il Signore
godendosi la brezza
"metti troppo vigore
per la mia sicurezza:
non starmi troppo appresso
voglio sta solo un pochino
così mi sento oppresso
e goder vorrei questo mattino".
Lesto esegue l'arcangelo
la volontà del padrino
e vanno a bere qualcosa
al ristorante Gambrino:
Lui, non li perde di vista
ma segue un altro cammino
sfruttando un'altra pista
e in quell'istante avvista
il colorato pallino
segnato sulla lista.
Mentre plana leggero
sulla rotonda sfera
accarezza la barba
e la sua chioma nera:
non sembra quasi vero
Lui ha toccato terra
senza quell'ombrellone
fatto di pura seta:
e come capita spesso
quando arriva alla meta
ammira quanto ha creato
in tutto l'universo
ed è quasi commosso
ed il suo tono sommesso.
Dopo ripreso fiato
si leva a volo basso
e scruta l'abitato
da un gigantesco masso:
ricorda che in passato
quando l'avea creato
era pulito il mondo
e tutto piantumato:
ma invece delle piante
trova cemento armato.
Ora si rende conto
di ciò che avea sentito
da Paolo e da Tommaso
e da Giovanni battista
il grande precursore:
dal portinaio Pietro
e Ciro il portaborse
quando le notti scorse
li sorprese al rientro
mentre Lui aspettava:
al buio, ben celato
angosciato ascoltava
tendendo un po' l'orecchio
lo sgradevole fatto.
Camminavano uniti
verso il cupo cipresso:
passando a Lui vicino
parlottavano piano
ma Lui sentì lo stesso:
"che il popolo è represso
e che gli scioperanti
arrabbiati e scontenti
non mangiavano spesso:
e che la povera gente
era ridotta all'osso..."
bisbigliavan due santi
canonizzati da poco
sentendosi spiati.
Deciso addrizza il volo
là dov'è Roma ladrona
e rintracciato il suolo
plana su quella zona
dove fan parlamento:
da una finestra aperta
entra, nella truce Babele
dove una cosa è certa:
sian quelli di sinistra
o sian quelli di destra
si scambian pugni e calci
per la stessa minestra:
ognuno vuol tutelare
chi sta nell'indigenza.
dicon che non è giusto
tanta disuguaglianza
e che si batteranno
tutti quanti ad oltranza:
non resta indifferente
Dio, vista l'ipocrisia
che regna nell'ambiente
e dice a quella gente:
" non siete bravi tutori
ma bravissimi attori"
e fugge bruscamente
dai viscidi oppressori.
Sempre a volo radente
vede improvvisamente
la dimora di Pietro
dove detiene lo scettro
un indulgente maestro
che mentre sta a pregare
gli occhi socchiude spesso
perché non può sopportare
le discordie e le guerre
che causan sofferenze
a tutto il genere umano:
Dio si lascia implorare
ma non sa cosa fare:
son passati quei tempi
quando si prese gioco
del Faraone d'Egitto
con zanzzare e mosconi
ascessi purulenti
cavallette e scorpioni
e ranocchi e serpenti:
ora, si deve moderare
perché suo figlio non ama
regnare con la forza
e con rammarico dice:
"giudicati verranno
per ogni minimo danno".
Vorrebbe investigare
per vederci più chiaro:
sta per recarsi altrove
ma nello stesso momento
giunge chissà da dove
la squadra a volo lento
e li preparan l'ascesa
scuottendo forte le ali
formando con il vento
correnti ascensionali
che lo risucchiano piano
verso altri lidi astrali.
"Non essere inquietto
se ti si segue a vista
per essere protetto
dal solito estremista"
dice il custode celeste
reclinando la testa.
"Se gli venisse detto
a qualche giornalista
che vai in giro indifeso
saresti subito preso
da qualche terrorista".
" Seguiremmo una pista
senza lasciare indizio
usando tutto il giudizio
così c'è meno rischio
ch'io venga licenziato".
"Non so chi mi trattiene
di darti una medaglia"
dice al capo squadriglia
che spesso lo sorveglia:
"vedi se puoi scovare
dove si mangia bene
già mi sento il languore
che a quest'ora mi piglia".
"Da Rinaldo! ti porto mio Signore
al ristorante "La triglia".
Lui è il miglior ristoratore
nel raggio di sei miglia:
cucina pasta e fagioli
e pure il misto alla griglia
fresco e squisito di sapore:
Tu stesso dirai, che meraviglia!
quando ti servirà i ravioli:
vedo di reperirlo al cellulare
perché bisogna prenotare
per trovare pronto da mangiare".
Divorano ogni cosa
i celesti affamati
la leccornia compresa
dello sformato al pesto
la costata alla griglia
poi la frittura mista
e le zucchine farcite:
e Dio pensa e bisbiglia
mentre lo sguardo sposta
chissà quanto mi costa:
traendo poi dalla tasca
la banconota sgualcita
e alle mani l'accosta
della cassiera stupita.
Ora gli torna in mente
che dovrebbe svanire
e troppo tempo assente
dal Paradiso indulgente
e pensa seriamente
che l'acqua del catino
si fredda veramente
se non attizza un pochino
il fuoco del camino:
poi dice sorridendo
ai bravi cherubini:
"bevete un altro grappino
mentre che faccio un riposino":
entra in un piccolo stanzino
ed esce dal propizio finestrino
mentre si fanno il bicchierino.
Ormai era da tempo
senza recarsi in terra
e torna tanto affranto
per l'estrema indigenza
che dianzi ha trovato
nel suo capolavoro
ormai tanto malato:
torna a casa angosciato
pensando se frattanto
usare il braccio armato:
ma ora è troppo turbato
poi si vedrà col tempo:
deciderà cosa fare
quando sarà rilassato.
Il fuoco non è spento
ma bisogna attizzarlo:
"la fiamma ha più vigore
essa riscalda il cuore
e rinnova l'amore..."
dice ancora il Signore. | |
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