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Tetra è la Notte, la Luna non splende,
ogni lume di stella in ciel si arrende;
e tetro... e tetro si aggira sui sassi
tristo e tremante di pietra e di vetro
un occhio cadaverico e spettrale
mentre minaccia i nembi un temporale.
Trascina in pianto il cranio, è il tronco teschio,
e cupo e lugubre ei ulula in su', un lupo
che il fantasma accompagna per la valle
con un nero mantello sulle spalle.
Ei a mezzanotte esce dal cimitero,
e va... e va... corre... corre pe' un sentiero;
e con un ghigno si incarna nei sassi,
nelle cime lontane, sopra i massi...
Pur con lui stanno altri spettri e altre nebbie,
tutti vaganti ove si consumò
una trista sciagura, Amore e Morte
un classico squilibrio della Sorte.
Uno è lo spettro d'un Duca irrequieto,
che a crude nozze la figlia ne volle:
qui con un cappio ora ei vaga pe' un colle
inquieto volto donando alle rocce.
L'altro è il fantasma di un giovine amante
privo di Vita, per sempre spasmante;
e sua compagna è la sposa perduta,
che anche se giace e si incammina muta
frequente dice "Non cogliete i sassi!
Lasciateci un po' di dolce riposo!"...
Entrambi morti quando fu un incendio,
l'ossa, il cenete s'abbracciano in terra
nel dèbil cimitero che li serra!
E un altro spettro la unisce al suo sposo,
un prete melanconico e piangente,
il miserrimo don Giovanni Antonio
che, anche se è santo, qui par un demonio:
"Lasciatemi sposare i due colombi!"
vanamente a gridare va e continua...
Tutte le sere, sì! tutte le Notti
è così: questi spettri ivi abbandonano
il vortice vermoso delle tombe,
e a dimorar sen vanno nelle pietre.
Viandante di montagna! se tu scruti
lungo i sentieri soleggiati o muti
un sasso che sorride oppur che geme,
se vi osservi dell'ossa e delle vene,
se guance, denti, labbra ne contempli,
no! non coglierlo! O avrai manto e bisaccia
e corpo, e collo, sudore, la faccia
e covo, e antro, caverna, ombra e dimora
infestati dai tremuli fantasmi!
Pensa! È brutto svegliarsi di mattina
e veder che per cotanta passione
hai avute delle pietre... a colazione! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«trascrizione e fantasia poetico- romantica di una vicenda raccontata dalla collettivitÀ degli animatori a un campo- scuola in val vigezzo, a olgia.» |
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