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Sunu falaos a chisina chene lacrima peruna,
sos eliches chi ana bintu finzas sa vile istranzia,
nos apperin sa carena chin coettes de s'ifferru
in custa terra nostra chi pranghe sa malasorte.
Nos sun brusiande finzas s'alenu
chin su bentu e susu jocande in sas percas cubadas,
mantesu a manu tenta chin su focu,
pro no che torrare a zenìa de canes d'iisterju.
Misèru chie naschit' mìseru,
chi non connosche sa sorte e cust'isula e sulidae,
in cada tempus l'an brusiau sas frunzas,
issindeche bintora chin radichinas de amore.
Chie ses tue, chi ti joca su focu in sar manos,
vile mortore chenza sentìu,
ses pezzi una puppa, non ser mancu omine,
che a nemmos ti time finzas s'ispricu.
Pompia sar framas chi ti brusian su coro,
sun che a tibe,... chene sentìu,
che animas malas imbertas in sa carena,
famìas che feras reberdes.
GM.
MISERABILE
Inceneriti senza una lacrima
i lecci sopravvissuti alla razzìa straniera,
ci squarciano il petto i fulmini dell'inferno
in questa nostra terra che piange la malasorte.
Ci stanno bruciando anche il respiro
con il maestrale che gioca tra gli anfratti
tenuto per mano con il fuoco,
per ridurci infine a una resa ingloriosa.
Misero è chi nasce da una stirpe miserabile,
chi non riconosce la forza della solitudine di quest'isola antica,
nei millenni l'hanno incenerita,
ma nelle forti radici d'amore è sempre risorta.
Chi sei tu che scherzi con il fuoco,
assassino vigliacco senz'anima,
sei solo un ombra, non sei neppure un uomo,
ti fa paura anche la tua immagine,
Guarda le fiamme che ti squarciano il cuore,
sono come te,...senz'anima,
come spettri maligni che ti albergano dentro,
famelici come bestie selvagge. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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