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Un cavallo scappa dalla scuderia:
ha rubato il fieno ai suoi fratelli,
entra di corsa in una stalla popolata
Da vari animali; si chiedon chi sia
quel reo fuggitivo in mezzo a belli,
onesti e socievoli senza la coscienza macchiata.
Lui si sceglie tre collaboratori:
il toro, il pavone e il vecchio serpente;
Assunto il comando del rifugio, decreta
Che non prenderan bastonate i governatori
da ogni sanzione ognun di lor sarà esente;
i quattro non verranno pagati con la stessa moneta.
Appena fuori, irrompe nel caotico pollaio
un gallo grigio, già vecchio per il potere...
si lamenta perché il contadino è avaro
Di becchime; e allora diverrà un vespaio
accanito e tenace, il suo nuovo seguito fedele,
becco e artigli contro il padrone ricco e baro.
Però, vinto lo scontro e occupato il ripostiglio,
il comandante incattivito, di mantener la parola,
dimentica: come reagiranno, i militanti?
Nel frattempo sorge altrove nuovo scompiglio:
un coniglio veemente, divoratore di scarola,
vede nella fauna elementi destabilizzanti.
Non tutto il popolo dell’aia è degno
di viverci; qualcuno non merita privilegi,
noi contiamo di più, consentiteci la precedenza!
Ritracceremo tutti i confini con impegno
incessante; a forza di ringhi e di sfregi,
allontaneremo gli involuti, a tutta violenza!
In accordo o in contrasto, parte il banchetto:
pasto d’immoralità e gioco al massacro,
in breve i pulcini e i cuccioli son tutti esclusi.
Ma non c’è governo che non abbia un difetto:
uniti su pochissimi fronti, l’egoismo è sacro,
solo un’apparenza magnifica perché si venga illusi.
No, lui avverte il pericolo, il fattore s’accorge
del macello che stan combinando; il quesito
arriva presto: «A chi incolpo il tafferuglio?».
Si solleva un gran baccano; eppur si scorge
un’ala accusatrice, uno zoccolo brandito,
unghie sfoderate, belati e miagolii nel miscuglio.
II fattore non si fa confondere e agisce:
trasforma in roast- beef il gallo sobillatore,
ci fa una bistecca col cavallo prepotente
Dà il coniglio secessionista in pasto alle bisce
e spaventa chi ha ascoltato passivo con vigore,
fendendo l’aria con la zappa e col tridente.
Poi tutto è in disordine, e urge un rimedio:
ripulire ciò ch’è stato sporcato e ricreare
una vita di pace che osservi diritti egualitari.
E così onesti e socievoli, il pensiero intermedio,
ricevon dal capo quest’incarico, ed eccoli faticare
perché divengano infrequenti tali tumulti amari. | |
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